Una vicenda decennale di lavori, proteste, danni

Inizia anni fa questa brutta storia.
È la storia del parcheggio sotterraneo nell’area delle vie Ampère e Compagni, zona Città Studi. Solo uno delle varie decine di parcheggi approvati nel corso della lunga stagione dell’amministrazione Albertini nell'ambito del PUP (Piano Urbano dei Parcheggi).
Avremo modo di ripercorrere le tappe di questa storia fin dall’inizio, ma ciò che occorre subito dire e che dopo una vicenda decennale, all’inizio del 2007, dopo anni di lavori, proteste e danni, il parcheggio non c’è.
In compenso, un gigantesco cratere a cielo aperto squarcia il panorama. Di più. Edifici che si sono spostati o meglio “ruotati”, come dicono le perizie. Da mesi ormai si sono aperte crepe in diversi appartamenti. Cantine allagate, tubature dissestate, enorme disagio per gli inquilini. 100.000 e rotti euro di danni accertati dalle autorità competenti, un altro milione facilmente preventivabile, altri ancora non dimostrabili, forse incalcolabili; senza contare poi danni morali ed esistenziali. Chi pagherà? Facile prevederlo: il Comune, di Milano, cioè i cittadini. Risarcimento pubblico per opere di pubblica utilità. Dov'è l'opera? E come si è deciso che fosse di pubblica utilità?
Il parcheggio in questione si snoda sotto tre vie strette ma importanti, ancor più per chi in quella zona ci vive e per chi proprio sopra ci risiede. Via D'Ovidio, via Ampère, via Compagni: ci sono diversi condomini. C'è l'ingresso prestigioso della Facoltà di Architettura con le sue aule interrate, e c’è il Teatro Leonardo col suo palco, anch'esso interrato. E poi i residenti, le 20.000 persone ogni giorno percorrono a piedi via Ampère e dintorni per andare a prendere la metropolitana in piazza Piola. Da anni il transito pedonale è gravemente ostruito. C'erano antichi alberi d'alto fusto, una piccola risorsa verde in una zona già angustiata dall'inquinamento. Espiantati. Ai lati, edifici di vecchia data, dalle fondamenta fragili, costruiti con materiali di seconda scelta e in regime di economia ma che, prima dell'inizio dei lavori erano, perfettamente stabili mentre ora “ruotano”. Più in giù, tre piani più in basso, a 11,5m di profondità, c’è la falda freatica data in risalita. Il quadro della situazione e i rischi connessi al progetto, che inizialmente prevedeva solo 120 box su tre piani (ma c'era un almeno), erano chiari. Bastava prendere in considerazione le argomentazioni propositive di quei cittadini residenti che fra il 1998 e il 1999 si erano mossi per tempo riunendosi in comitato e attivandosi per limitare i danni di un progetto che si rivelerà puntualmente scellerato. Avevano proposte alternative e intelligenti. Inascoltate. Torniamo a quasi un decennio fa. Dal 1999 al 2002 tutto tace. Come molte delle gare per i parcheggi sotterranei, anche quella che prevedeva la concessione del suolo in via Ampère subisce una sospensione per effetto dei vari ricorsi al TAR. Nel mezzo, oltre all'entrata nel nuovo millennio, c'è il passaggio dalla suddivisione di Milano in 20 circoscrizioni a quella in 9 Zone. In quel lasso di tempo molta della memoria amministrativa dei Consigli circoscrizionali subisce un trauma da trasloco: carte irreperibili, passaggi di consegne; cambiano i Consigli di Zona sebbene non le maggioranze che li compongono; cambiano i consiglieri ai quali intanto è stato sottratto potere e la possibilità di avvalersi di consulenti tecnici competenti in grado di coadiuvarli nelle loro funzioni di controllo. In compenso tecnici dell’amministrazione accumuleranno commesse extra per vigilare sui futuri cantieri. Compensi decisamente remunerativi, stabiliti secondo un meccanismo che di fatto colloca i responsabili e l'istituzione che rappresentano in un rapporto di subalternità rispetto alle imprese concessionarie.
Nel marzo del 2002 la svolta. L'allora Sindaco Albertini, forte di poteri speciali che lo qualificano a Commissario per l'Emergenza Traffico, sblocca insieme ad altre anche la gara di via Ampère/Compagni affidata alla Cooperativa Eugenia V. Ma il progetto intanto è cambiato: il parcheggio è diventato di sei piani, i box più che raddoppiati. Nel settembre successivo, in una seduta per nulla pubblicizzata, il Consiglio di Zona3 ratifica: la maggioranza di centrodestra procede compatta, l'opposizione si rivela, nel migliore dei casi, distratta.
Nel 2003, partono i lavori e solo di fronte all'emergenza conclamata dei primi danni, il progetto viene modificato: leggermente ridotto di profondità, prevede un piano in meno e un paio di metri rubati al terreno di copertura (rimane ora un misero metro che non permetterà l’auspicata e necessaria ricollocazione del verde se non nella misura di qualche aiuola e cespuglio ornamentale). In compenso la cooperativa, che deve recuperare i costi legati alla realizzazione travagliata dell’opera, ottiene che il parcheggio venga allargato in orizzontale per estendersi lungo la direttrice Sud di via Ampère. Recuperate le cinquanta unità perse per la variazione e guadagnate altre cinquanta.
I box si moltiplicano. Il cantiere si espande. I tempi si allungano. I disagi aumentano. Il parcheggio non c’è.
Attualmente i lavori vanno avanti a rilento, secondo quest'ultima variante. I tempi effettivi di realizzazione, i danni arrecati agli edifici circostanti, la reale utilità dell’opera e il l’impatto sulla zona rimangono delle incognite per tutti. La previsione è che i tempi saranno ancora lunghi, i danni, che finiranno per essere messi in conto al Comune (e ai cittadini tutti), sono già ingenti e supereranno abbondantemente la quota di copertura stipulata a suo tempo con l’assicurazione. Sulla reale utilità dell’opera e l’impatto, preferiamo lasciare ai cittadini il giudizio, ripromettendoci di raccogliere in futuro le loro testimonianze, in attesa di vedere cosa succederà lì a due passi, in piazza Leonardo, dove si prospetta la realizzazione di un parcheggio di interscambio.
Nel frattempo, a chi volesse farsi un'opinione approfondita su quello che è accaduto in questi anni in via Ampère, consigliamo di leggere pure le obiezioni presentate dai cittadini stessi in sede consiliare, oltre alle perizie e i referti dei procedimenti giudiziari. Si scoprirà che il caso del parcheggio Ampère/Compagni è un esempio paradigmatico, certo non unico, della necessità per la cittadinanza milanese di elaborare un’efficace strategia di attuazione della cosiddetta democrazia partecipativa, che permetta ai cittadini di esprimere le loro opinioni nelle opportune sedi decisionali e che sia in grado di considerarne le istanze e il bagaglio esperienziale, oltre che riconoscere i diritti dei residenti. A chi solleva il dubbio della referenza verso gli esperti, alludendo al fatto che non si può prendere in considerazione l'opinione di chiunque, apparirà evidente che nel nostro caso sono stati i cittadini comuni riuniti in comitato, a essersi rivelati esperti e che a discussione pubblica, aperta e partecipata, è la migliore nicchia ecologica affinché emerga la decisione migliore o comunque più consapevole.
Fabio Davite
Chiunque voglia farsi un'idea più completa di questa intricata vicenda può consultare la ricostruzione, diffusamente documentata, fornita da Carlo Ippolito e disponibile all'indirizzo webhttp://www.arianuovainlombardia.it/.
In alternativa si può venire a consultare l'archivio documentale al NegozioCivico di CHIAMAMILANO.