A Parigi, dopo vent’anni di discussioni è stato aperto il Museo dell’immigrazione. A Milano sarebbe ora di iniziare almeno a parlarne

Uno dei più grossi fattori di cambiamento di una città è l’immigrazione: lo è tanto più per Milano, una città che conta ormai oltre il 13% di popolazione straniera residente, una città che nonostante tutto si trasforma e che avrebbe bisogno di rivedersi nelle evoluzioni passate per capire quelle future.
La storia di Milano negli ultimi cento anni è indissolubilmente legata a quella dei processi migratori che l’hanno interessata. Non è possibile comprendere la prima tralasciando i secondi. Eppure l’analisi di queste vicende, gli strumenti per analizzarle sono terreno quasi esclusivo degli specialisti. Mancano luoghi in cui si possa toccare e comprendere la portata di un fenomeno di lunga durata e di profonde conseguenze.
Lo scorso ottobre a Parigi è stata inaugurata la Cnhi: Cité nazionale de l’histoire de l’immigration, un vero e proprio museo che conserva le testimonianze sul contributo di oltre due secoli di immigrazione allo sviluppo della Francia. Certo non è stato facile: ci sono voluti vent’anni per realizzare un progetto poco apprezzato dalle istituzioni in un paese che ancora non ha metabolizzato il fenomeno immigratorio come parte integrante di sé. Ed è la Francia.
Chissà se a Milano ci sarebbe posto per un ‘museo dell’immigrazione’ degno di essere visitato al pari di altre esposizioni permanenti.
Un luogo che sapesse contenere le storie degli uomini e delle donne che sono arrivati e che con la città si sono scontrati e confrontati, magari integrati, e che in ogni caso hanno contribuito a cambiarla. Le tappe di un percorso umano –dal punto di vista sociale, economico, burocratico, urbanistico– che diventa il percorso di una città, e della comunità che la abita. Si potrebbe andare in un posto così per guardarsi dentro con gli occhi di chi viene da fuori, e scoprire qualcosa in più. Un detto popolare recita: se vuoi sapere dove stai andando, voltati a guardare da dove sei venuto. Un museo dell’immigrazione di Milano sarebbe un bel salto avanti per una città che aspira a una vetrina internazionale.
Soprattutto considerando che quella dell’immigrazione è una storia universale: l’antropologo Giorgio Manzi, nel suo ultimo libro L’evoluzione umana, racconta che trentamila anni fa un gruppo di immigrati africani arrivò in Europa provocando l’estinzione dell’uomo di Neandertal. Ironia della sorte, la storia del Vecchio Continente e la presenza dell’homo sapiens sul suolo europeo prende il via proprio da un fenomeno d’immigrazione...
Antiniska Pozzi