Oltre sessantamila a Milano per le “primarie”, un segnale forte, forse l’ultimo

Si è andati ben oltre e tutti hanno tirato un sospiro di sollievo dopo settimane in cui il dibattito pubblico è stato monopolizzato dalla cosiddetta “antipolitica” e l’atmosfera per le strade e nei mercati dove facevano capolino i gazebo della campagna elettorale sembrava dominata dall’indifferenza.
È stata quindi una sorpresa, non solo per il suo significato politico ma anche per quello civico. Eppure sarebbe un errore gravissimo se le code ai seggi fossero lette come il definitivo rasserenamento del clima degli ultimi mesi.
Bastava fermarsi a sentire i commenti che si scambiavano le persone in fila: a dominare più che l’entusiasmo dell’inizio –come quello che si respirava due anni orsono alle primarie che incoronarono Prodi candidato premier per il centrosinistra– era la consapevolezza di dover cogliere l’ultima occasione per richiamare un pezzo della classe politica alle proprie responsabilità, di dover dare l’ultimo avviso a tutti coloro che in meno di ventiquattro mesi hanno dilapidato un patrimonio di attese, partecipazione e speranze.
I sessantamila che a Milano hanno contribuito alla nascita del partito democratico –come si può evincere dal confronto con i dati delle primarie del 2005 e quelle per la scelta del candidato sindaco del gennaio 2006– sono, se è possibile, un risultato ancor più clamoroso della partecipazione registrata a livello nazionale perché all’ombra del Duomo e nell’opinione dei Milanesi che hanno votato il 14 ottobre a pesare non sono stati solo la polemica sulla “casta” e il dibattito sull’antipolitica, ma anche la crisi in cui da oltre quindici anni versa il centrosinistra milanese.
L’ultimo avviso arriva quindi anche per i leader locali e i nuovi dirigenti. Ancora una volta –forse per l’ultima– i Milanesi hanno risposto all’appello, hanno partecipato e votato guardando anche alla propria città; sperando che la costruzione di un’alternativa di governo al centrodestra, ormai più che egemone a Milano, potesse passare anche da questo voto.
Adesso sta al neonato Partito Democratico rispondere.
Negli ultimi anni si è sentito troppe volte ripetere che “bisogna ripartire da Milano”, che “non si governa il Paese senza governare Milano”; troppe volte alle parole non sono seguiti i fatti.
Il prossimo 27 ottobre l’Assemblea costituente del PD si terrà proprio a Milano. I sessantamila milanesi che hanno votato il 14 ottobre si augurano che non sia un solo un gesto di cortesia.
Beniamino Piantieri