Ai seggi per le primarie del PD con i Milanesi che non vogliono più essere delusi

Alla vigilia tra i candidati c’era preoccupazione e in molti non osavano sperare più di quarantamila votanti a Milano. A mezzogiorno però da molti seggi arrivavano numeri più che confortanti.
A quell’ora in largo Corsia dei Servi c’erano più di cinquanta persone in coda.
I candidati in perlustrazione tirano un sospiro di sollievo “Con l’aria che si è respirata nelle ultime settimane sembra quasi un miracolo. Segno che di questo Partito i cittadini sentono il bisogno. Vogliono un progetto unitario capace di guardare al futuro e di dare risposte. Adesso sta a noi non deluderli. Anche perché sarebbe per l’ultima volta.”
Nessun elettore alle 13,30 quando entriamo nel seggio di via Sassetti, all’Isola. Sembra un’eccezione. Ma ci sbagliamo. Le due scrutatrici e il presidente di seggio non fanno a tempo a mangiare un panino. Pochi morsi e si riforma la coda. Arrivano alla spicciolata una decina di persone in pochi minuti e si ricostituisce la fila. “Molto meglio di quanto ci aspettassimo –dice il Presidente che per il momento ha rinunciato al pranzo e ricomincia a ridistribuire schede grigie e blu–. La gente vuole partecipare e questa volta chiede un cambiamento vero. Chiede unità e uno slancio per il futuro.”
In piazza Luigi di Savoia, nella sede della Margherita, il flusso è costante attorno alle sedici hanno votato duecentocinquanta persone. A poche centinaia di metri al gazebo di piazzale Loreto la coda non è macroscopica ma non è mai venuta meno come dice la Presidente di seggio. Poco prima delle diciassette hanno votato quattrocentoventi persone “C’è un bello spirito –continua la Presidente del seggio– le persone vogliono rispondere all’antipolitica partecipando alla nascita di un grande partito, ma questa volta coloro che saranno chiamati a dare vita a questo grande progetto non possono deludere le attese.”
Alle 17,30 al gazebo di piazza Oberdan ci sono una decina di persone in attesa di votare, alcuni dopo aver infilato la scheda nell’urna si fermano a parlare. Il tono è pacato, le attese molte e il carico di responsabilità per chi sarà chiamato a dar vita al PD non lieve. Chi nella prima domenica che sembra quasi d’autunno ha deciso di dare il proprio voto e almeno un euro, che abbia scelto Veltroni, la Bindi, Letta, Adinolfi o Gawronski, si aspetta una svolta, uno scatto che risollevi il centrosinistra dalle secche in cui s’è cacciato nell’ultimo anno.
In largo Corsia dei Servi poco dopo le 18,00 hanno votato oltre 450 persone e la coda conta almeno una trentina di elettori. Il Presidente e i due scrutatori si danno il cambio nel vidimare le schede da consegnare ai cittadini. Come in molti altri seggi della città, all’apertura non c’era grande ottimismo e le schede vidimate erano state poche.
Anche qui lo spirito non è certo quello del 16 ottobre del 2005. Allora sembrava più una grande festa di un popolo che si ritrovava e celebrava un inizio. Le code ai seggi questa volta, pur senza alcuna insofferenza e ben lontani dall’astio rancoroso della “vaffa-politica”, sono un fermo richiamo all’ordine. Se non un’ultima spiaggia, un’ultima apertura di credito. Affollata, serena ma ferma nel suo proposito.
Arriviamo in piazzale Cadorna attorno alle 18,30 la coda è impressionante, gli scrutatori hanno chiamato “rinforzi” almeno per gestire le operazioni di registrazione dei votanti. In coda ci saranno almeno 70 persone e sarà così fin dopo le venti quando le operazioni continueranno alla luce delle torce elettriche. Il Presidente del seggio era incerto se mettere un libro nello zaino, paventando una giornata un po’ noiosa, scaramanticamente l’ha lasciato a casa. Ha fatto bene.
Ettore Pareti