L'ennesimo caso a conferma di quanto siano solidi gli interessi della criminalità organizzata all'ombra del Duomo
La presenza di ditte "in odore di mafia" nella filiera dei subappalti per i lavori della MM5 e della MM4 più che una notizia rappresenta una conferma. Ed è questo il punto cruciale: non è tanto contare quante siano questa volta, quante siano state l'ultima e sperare che siano meno la prossima, piuttosto comprendere la portata e la durata di un fenomeno che non può essere derubricato a mera infiltrazione, ad episodico caso criminale.
Nemmeno cinque anni orsono i vertici istituzionali della città, da piazza Scala e corso Monforte, negavano una presenza consolidata della mafia a Milano, neanche quest'ultima fosse possibile riconoscerla da lontano per coppole e lupare esibite per marcare il territorio.
Le mafie a Milano -e in special modo la 'ndrangheta- sono una presenza radicata in settori produttivi che vanno appunto dal trasporto e movimento terra nei cantieri al ciclo dei rifiuti, dalla ristorazione all'agroalimentare. Solo che questi due ultimi settori secondo l'ultimo rapporto Coldiretti-Eurispes presentato il 15 gennaio rappresenta un giro d'affari criminale di 16 miliardi di euro, cresciuto nell'ultimo anno di oltre il 10%.
Oggi riaffiora dal sottosuolo, più che un'infiltrazione l'ennesima germinazione della malagiata.