Esonda il Seveso e l'acqua invade ancora una volta strade, cantine e negozi da Niguarda all'Isola
Giovedì mattina è l'ennesimo day after da Niguarda a piazzale Lagosta, l'acqua torbida ha finito di scorrere lungo viale Zara e le strade intorno a notte inoltrata. Sui marciapiedi a dodici ore dalla nuova, e prevedibilissima, piccola catastrofe rimangono i detriti portati dalla corrente, mentre a ridosso di alcuni portoni sono accatastati i sacchi di sabbia messi a protezione degli androni. Sulle soglie dei negozi ramazze, sacchi neri e quanto non è riuscito a sfuggire alla nuova alluvione. |
Anche questa volta la marea è arrivata ben oltre piazzale Lagosta allagando via Borsieri, via Porro Lambertenghi e piazza Minniti per infilarsi poi nella stazione ferroviaria di Porta Garibaldi: attorno alle 20 le scale che da via Pepe portano alla banchina dell'ultimo binario della stazione ferroviaria hanno assunto l'aperto di una cascata con conseguente allagamento del sottopasso.
L'allarme era scattato attorno alle 15,30 di mercoledì proprio mentre a Palazzo Marino, tragicomica coincidenza, era riunita la Commissione mobilità e ambiente per esaminare i progetti degli interventi destinati risolvere definitivamente, forse nel 2016, l'emergenza Seveso.
Alle 19,30 viale Zara era un fiume e gli incroci con viale Stelvio e viale Marche laghi che i pedoni tentavano di guadare con l'acqua alle ginocchia mentre il traffico automobilistico impazziva.
A complicare ulteriormente la situazione, dopo l'interruzione della circolazione delle linee 5 e 7 del tram, la chiusura delle due fermate Istra e Marche della MM5 -progettata per resistere alle inondazioni del Seveso, evidentemente però non per essere utilizzata nei punti critici- lasciando così a piedi -e a mollo- chiunque dovesse andare dalla fermata Zara a piazzale Istria e viceversa.
Per centinaia di persone il ritorno a casa si è trasformato in una specie di percorso di sopravvivenza: chi scalzo per non rovinare le scarpe, chi con sacchetti di plastica legati in qualche modo attorno alle gambe ad improvvisare deboli surrogati di stivali da pioggia, chi rassegnato ad inzupparsi fino alle ginocchia.
Purtroppo il day after non è solo scarpe da buttare. A poche ore dalla piena c'è chi si consola rassegnato pensando che è andata meno peggio di quattro mesi fa, chi ormai disperato si prepara all'ennesima conta dei danni dopo aver appena finito quella per l'alluvione di luglio, chi non vuole più trattenere la rabbia. Tutti però aspettano la prossima esondazione e l'ennesimo "giorno dopo": per il weekend è prevista una nuova forte perturbazione, mentre se tutto, ma proprio tutto, andrà bene l'ormai secolare minaccia del Seveso sarà risolta nel 2016.
Ettore Pareti