La scommessa sulla paura, il consenso facile e le risposte che non ci son

Poco dopo l’abbandono volontario da parte di una settantina di Rom –di cui oltre la metà bambini– dell’insediamento provvisorio e regolare di Opera, in una seduta del Consiglio comunale di Milano l’opposizione presentava una mozione che in buona sostanza dichiarava il proprio appoggio all’azione dell’Assessore ai servizi sociali, Mariolina Moioli, riguardo agli insediamenti dei Rom.
Nella commissione però della mozione si è discusso genericamente solo una volta, come ci ha confermato uno dei firmatari. Nel frattempo è “scoppiata” l’emergenza sicurezza con tutto ciò che ha comportato sul dibattito pubblico e sulla legittimazione –non voluta, forse, ma verificatasi nei fatti– anche delle posizioni più oltranziste.
Il legame tra questi episodi, dai presidi di Opera con la risonanza nazionale che hanno ottenuto alle polemiche interne alla maggioranza fino alle ronde dei giorni scorsi, sono legati da un unico filo: quello della scommessa sulla sicurezza e sulla paura come strumento di consenso.
Ovviamente questa scommessa, come ogni scommessa, è un azzardo i cui rischi sono assai evidenti: non risolvere alcun problema, né quello delle condizioni di vita dei nomadi né quelli dei cittadini che chiedono meno degrado e più sicurezza. Anzi la mancanza di risposte concrete non fa altro che dare ulteriori strumenti a coloro che sull’ossessione sicuritaria costruiscono il proprio consenso. Non è un caso che parti della maggioranza di Palazzo Marino abbiano preso di mira l’Assessore che aveva tentato e continua a tentare di attuare percorsi di dignità e legalità volti all’inserimento dei nomadi.
Sulla pelle dei più deboli infatti si sta conducendo una partita politica all’interno della maggioranza per motivi che poco hanno a che fare con la sicurezza e molto con il tentativo di costruire un facile consenso.