L'indagine del Naga sul sistema di accoglienza dei richiedenti asilo a Milano e provincia: un sistema emergenziale per un fenomeno strutturale
E' durata oltre un anno l'indagine qualitativa svolta dal Naga (Associazione Volontaria di Assistenza Socio-Sanitaria e per i Diritti di Cittadini Stranieri, Rom e Sinti) sul sistema di accoglienza dei richiedenti asilo a Milano e provincia: tra maggio 2016 e settembre 2017 i volontari del Naga hanno condotto 45 visite presso le strutture di accoglienza, hanno intervistato i responsabili degli enti gestori e i richiedenti asilo ospiti in centri di accoglienza straordinaria (CAS), somministrato questionari online a 57 operatori degli enti gestori e analizzati i dati istituzionali. |
principali testate giornalistiche italiane raccontano il fenomeno della gestione dei flussi migratori e
dell’accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati nel nostro paese.
“Il dato che emerge più chiaramente dalla nostra indagine è che l’accoglienza continua ad essere gestita come straordinaria, il sistema dei centri di accoglienza straordinaria (CAS) continua infatti a prevalere su quello ordinario in un rapporto di 1 a 10 e la casualità, l’eterogeneità delle strutture, della loro gestione e della preparazione degli enti gestori, insieme alla mancanza di uno “sguardo al futuro” e d’insieme sono gli elementi strutturali che caratterizzano il sistema attuale. Questi elementi incidono enormemente sul presente e sul futuro degli accolti, tra i quali abbiamo rilevato un aumento di persone vulnerabili, come minori non accompagnati e vittime di tratta e una crescente e generalizzata fragilità, anche psicologica” hanno spiegato questa mattina i volontari del Naga.
In dettaglio, nel territorio indagato risultano essere presenti 183 strutture CAS per un totale di almeno 35 enti gestori, mentre le strutture SPRAR sono 18.
Il numero di strutture e di enti gestori è aumentato, e l’analisi dei bandi prefettizi ha mostrato alcune novità interessanti. Innanzitutto è stata rilevata l’eliminazione di una voce specifica dedicata ai servizi per l’integrazione, tra i quali non compare più l’obbligo di garantire la scuola di italiano; così come la previsione di centri di accoglienza che superino la capienza di 150 persone.
A fronte di un’eterogeneità delle tipologie di strutture e dell’approccio all’accoglienza, la tendenza attuale è quella all’accoglienza diffusa. Tale modello presenta notevoli vantaggi, ma anche alcune criticità come il rischio di isolamento e di solitudine degli ospiti.
I richiedenti asilo sono accolti nei CAS per lunghi periodi di tempo, senza prospettive chiare per quanto riguarda il loro futuro, a fronte invece di un desiderio (che emerge chiaramente dalle interviste) di avere una vita
caratterizzata da un impiego, dalla stabilità a livello documentale, dalla libertà di poter decidere in merito al proprio futuro.
Ancora una volta, dall'indagine emerge un sistema di accoglienza di tipo emergenziale, alla cui base sta una completa mancanza di programmazione e organizzazione del sistema di accoglienza. Come ribadiscono i volontari del Naga, i richiedenti asilo - e più in generale i migranti - sono un fenomeno strutturale della società contemporanea.
Ma c'è di più. Nei CAS i volontari hanno spesso incontrato minori non accompagnati, vittime di tratta e soggetti “fragili” sotto il profilo psicologico per i quali sarebbero previste strutture ad hoc.
“E' evidente come l’intero sistema sia strutturato senza prendere in considerazione la soggettività dei cittadini stranieri che vengono, invece, approcciati come un unicum a cui applicare un modello assistenziale indistinto che non tiene conto delle potenzialità, dei bisogni e dei desideri di persone che si trovano così spesso a vivere in un limbo solitario di sospensione esistenziale con alle spalle la violenza dei viaggi e davanti l’incertezza del futuro”, spiegano ancora i volontari del Naga.
Oltre a tutto questo, si rileva ancora spesso la presenza di enti assegnatari che giocano al ribasso sui costi e di enti già noti per essere inadempienti rispetto a quanto previsto dall’accordo quadro-convenzione con la Prefettura.
Sulla base di tutte queste rilevazioni, il Naga ancora una volta avanza le sue richieste, che vanno da una generale programmazione e organizzazione di un sistema di accoglienza non basato su un approccio emergenziale, al dettaglio dell'eliminazione del “doppio sistema” - accoglienza prefettizia e SPRAR - e uniformazione dell’accoglienza a un unico sistema conforme almeno agli standard SPRAR. Altro punto importante è la richiesta di non consentire rinnovi di convenzioni a enti gestori che non abbiano erogato in precedenza i servizi previsti dalle convenzioni o con enti che abbiano comportamenti ai margini della legalità o che siano coinvolti in inchieste giudiziarie. Basterebbe l'introduzione di standard di assegnazione dell’appalto legati alla qualità del servizio e non basati sulla logica del “ribasso” economico, e il mantenimento di una regia forte da parte del servizio pubblico.
“Gli strumenti amministrativi, ma con forte valenza politica, messi in atto dalle Istituzioni per cercare di gestire il fenomeno migratorio, da un lato l’esternalizzazione dei confini e dall’altro lato la creazione di un sistema di accoglienza con una chiara impronta paternalista, risultano essere inefficaci e fuori dalla storia”, afferma Pietro Massarotto, presidente del Naga. “Da un lato l’allontanamento dei migranti dai confini ha come unico risultato quello di creare nuove pericolose rotte, dall’altro lato si propone, a chi riesce ad arrivare, un sistema assimilatorio: si stabiliscono, nel vuoto di una società disintegrata, i criteri e gli strumenti per integrarsi (a cosa? a quale modello?), guadagnarsi diritti fondamentali e la possibilità di restare sul territorio. I cittadini stranieri sono visti, quando non come una minaccia, come soggetti da accudire o da nascondere e sfruttare, senza che ci si renda conto che il fenomeno migratorio ci offre l’opportunità di ripensare la “nostra” società, insieme a chi è arrivato, e di porre nuove basi etiche e politiche a partire dalle quali rivendicare non i diritti dei cittadini stranieri ma quelli di tutti”.
Qui è possibile consultare il rapporto completo realizzato dal Naga.