Aumentano i cittadini irregolari arrivati da meno di un anno e diminuiscono quelli di lunga permanenza
E’ la quarta edizione per il Rapporto redatto dal Naga (associazione di volontariato laica, indipendente e apartitica attiva dal 1987, che fornisce assistenza sanitaria, sociale e legale ai cittadini stranieri), e quest’anno l’associazione presenta i dati relativi a 7.955 cittadini stranieri privi di regolare permesso di soggiorno che tra il 2014 e il 2017 si sono recati per la prima volta nel loro ambulatorio medico. Il Rapporto (scarica) analizza le caratteristiche del campione con riferimento a nazionalità, età, genere, situazione familiare, anzianità migratoria, livello di istruzione, situazione abitativa e condizione lavorativa. Inoltre, per la prima volta queste categorie sono state incrociate con le patologie di oltre 2.000 utenti che hanno raggiunto il Naga nel 2017. |
C’è anche una novità: per la prima volta il Rapporto prende in considerazione l’incidenza delle patologie dei cittadini stranieri irregolari, considerando quelli che si sono presentati per la prima volta all’ambulatorio Naga nel 2017. “Questi dati sono una preziosa fonte di informazione e rappresentano la più vasta banca dati sulle condizioni mediche dei cittadini stranieri privi di permesso di soggiorno non ospedalizzati. I dati mostrano che almeno il 10% di questi pazienti presenta condizioni cliniche, come quelle croniche (es. diabete e ipertensione) che necessitano di un intervento di secondo livello in ambito ospedaliero. È quindi lecito supporre che in assenza della visita presso il Naga questi pazienti avrebbero continuato a gestire in maniera inappropriata le proprie patologie, fino al ricovero in Pronto Soccorso per la loro prevedibile recrudescenza. Analizzando le condizioni socioeconomiche, si osserva come le condizioni abitative più svantaggiate e la precarietà dell’occupazione si associno a una maggior frequenza di particolari patologie” afferma la Dott.ssa Anna Spada, volontaria del Naga. “I pazienti senza fissa dimora presentano una frequenza di patologie delle vie respiratorie e dermatologiche nettamente superiore ai pazienti che vivono in affitto o presso i datori di lavoro, verosimilmente causate dall’esposizione al freddo e dall’assenza di buone condizioni igieniche. Inoltre, la fragilità delle persone senza fissa dimora è documentata anche dalla elevata frequenza di disturbi psichici e comportamentali presenti in questo gruppo (10% vs 5,5% negli immigrati in affitto). Anche la tipologia occupazionale si associa a una diversa frequenza di patologie. Ad esempio, le malattie del sistema respiratorio sono molto più comuni fra i lavoratori ambulanti (22%) che fra quelli con un’occupazione temporanea (11%) e permanente (5,5%). Comune a tutti i gruppi è l’estrema rarità di malattie infettive (0,016% del campione Naga) e in particolare della tubercolosi” prosegue la Dottoressa. “Il nostro studio mostra, con ricchezza di dati e fuori da ogni pregiudizio, come i cittadini stranieri irregolari a Milano rappresentino un gruppo di persone che ha i medesimi problemi di salute della popolazione italiana, ma le loro condizioni esistenziali sembrano comunque influire sulla frequenza delle patologie. Anche per questo e anche per un principio di uguaglianza, come Naga crediamo che la possibilità di accedere, anche per i cittadini stranieri irregolari, al medico di base sarebbe la soluzione più adeguata e facilmente realizzabile” conclude Spada.
“Ancora una volta il contatto diretto e quotidiano con i cittadini stranieri irregolari ci permette di restituire una fotografia dell’esistente diversa da quella che viene trasmessa da una narrazione dominante e ormai univoca, infarcita di pregiudizi e informazioni non verificate” afferma la presidente del Naga Sabina Alasia. “I cittadini che incontriamo non sono un problema per la ‘sicurezza’ di questo Paese, in pericolo c’è la loro di sicurezza: quella di veder garantito il riconoscimento di diritti fondamentali e di poter vivere dignitosamente” prosegue Alasia. “Ancora una volta presentiamo una fotografia del fenomeno migratorio diversa da quella corrente, una popolazione non minacciosa, ma minacciata.”