Sgomberato lo Scalo di Porta Romana, accolti in Centrale i 100 stranieri: adesso si apre un interrogativo serio sul futuro

L’azione di sgombero, come ha spiegato Majorino, è funzionale alla messa in sicurezza e successiva opera di riqualificazione dell’area, iniziata subito dopo l’allontanamento dei rifugiati, alla presenza, oltre che della Polizia di Stato e Polizia locale, della Protezione civile e degli operatori dei Servizi sociali e immigrazione del Comune, anche di rappresentanti del Gruppo Ferrovie dello Stato, proprietario dell’area: sono in corso i lavori di abbattimento delle strutture abbandonate dopo la dismissione dello scalo e la chiusura di tutti gli accessi.
Ma che ne sarà dei migranti senzatetto che da anni occupavano l’area? Il Naga, che era presente alle operazioni di allontanamento, ha spiegato che “nell’ultimo periodo le condizioni di vita erano inaccettabili e costringevano i cittadini stranieri a vivere e a ri-vivere quotidianamente la negazione dei loro diritti, in uno stato di perpetuata vulnerabilità”.
Il gruppo, che inizialmente era costituito da rom, richiedenti asilo, titolari di protezione e senzatetto di nazionalità per lo più eritrea e sudanese, negli ultimi anni aveva visto l’aggiunta anche di afghani, pakistani e maghrebini.
Quello che si pone adesso è un serio problema di ricollocamento di queste persone, che verosimilmente non potranno essere a lungo ospiti del Centro Aiuto in Stazione Centrale: è necessario pensare a una soluzione continuativa, non dettata dall’emergenza, che sappia tener conto anche del fatto che quella dell’ex scalo di Porta Romana non è l’unica situazione del genere, a Milano.
Un problema rilevato anche dai volontari del Naga che si augurano “che lo sgombero non sia l’unica risposta del Comune. Chiediamo che sia trovata una sistemazione adeguata per tutte le persone sgomberate stamani, anche dopo la fine dell’emergenza freddo, una risposta finalmente strutturale per una situazione che non ha niente di emergenziale”.
A dirlo sono anche i dati: su 3690 migranti accolti complessivamente in Lombardia dall'inizio dell' “emergenza Nord Africa”, al 30 gennaio ne erano presenti 2.036, di cui a fine febbraio, risultano 579 quelli presenti in provincia di Milano e 275 quelli in città (numeri riferiti l'assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino durante una commissione a Palazzo Marino).
Una questione presente all’assessore Majorino, che ha confermato la necessità di “fare una riflessione su come proseguire gli interventi per i rifugiati anche dopo il 31 marzo” soprattutto considerato che “non possiamo lasciarli per strada e le risorse sono limitate”, ma soprattutto una questione che necessita di una risoluzione efficace e duratura in tempi brevi..
A.Pozzi