315 sgomberi in 3 anni non cancellano il problema dei campi nomadi irregolari di Milano né la condizione dei Rom

L’ennesimo sgombero di Via Rubattino andato in onda all’alba di martedì 7 settembre è una non notizia. Tutti sapevano che prima o poi le ruspe sarebbero tornate, lì dove appena 10 mesi fa avevano già portato via oggetti, vestiti e speranza di oltre 300 rom. Sindaco e Vice Sindaco l’avevano annunciato nelle settimane scorse. La “bomba di Via Rubattino”-come l’ha definita De Corato- sarebbe stata disinnescata. Una volta tanto l’Amministrazione è stata di parola. Nemmeno un furgone per accompagnare gli sgomberati al centro di accoglienza di viale Ortles. Polizia di Stato, polizia locale, e, naturalmente, le ruspe: questi sì che c’erano. Ancora una volta pronte a cancellare le tracce di una comunità per nascondere l’incapacità politica e amministrativa di governare il problema se non attraverso periodici sgomberi e smantellamenti.
Paga molto di più giocare la carta del “pugno di ferro” e gridare ai quattro venti la “vittoria sul nemico”: “I miei uffici sono letteralmente sommersi di ringraziamenti- ha dichiarato De Corato all’indomani dello sgombero- Molti cittadini erano terrorizzati per la ripresa della scuola alla luce dei tanti episodi di delinquenza, violenza e inciviltà perpetrati dai nomadi. Molestie alle donne, aggressioni. Ma le lamentele comprendono di tutto: ruberie, furti in appartamento, vandalismi, automobili segnate, cancelli divelti, recinzioni del parco e alberi tagliati, citofoni danneggiati, tubi degli impianti di irrigazione rotti. Milano è ostile agli abusivi. Che verranno continuamente sgomberati ovunque si posizionino".
L’eroe del far west meneghino in salsa rom ha finalmente reso giustizia, ha dato al popolo ciò che chiedeva, ha allontanato la belva selvaggia dall’ovile.
Giulia Cusumano