Il 15esimo Rapporto Caritas sulle povertà nella Diocesi di Milano parla di crescente disagio e di aumento dei poveri che vivono in situazione di emergenza cronica
La crisi, iniziata nel 2008: non che prima non ci fossero i poveri, ma da lì in poi la situazione è andata sempre peggiorando. "La crisi è stata un terremoto sociale: ha aperto una faglia in cui sono cadute le persone che stavano sospese sulla soglia della povertà, i cosiddetti 'equilibristi'": lo afferma Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana, oggi alla presentazione del 15esimo rapporto dell'Osservatorio diocesano su povertà e risorse Vasi Comunicanti (qui il link per consultare il documento integrale). Quando dice "equilibristi", Gualzetti fa riferimento a italiani ultracinquantenni, coloro che fanno più fatica a reinserirsi nel mercato del lavoro e a rimettersi in piedi dopo lo scivolone. Ma sono solo una parte di quelle 13.170 persone che nell'ultimo anno si sono rivolte ai 370 centri di aiuto. Metà di queste persone sono concentrate a Milano. Rispetto al 2014 c'è stato un calo del 10% totale nei vari sportelli, ma un aumento del 21% di affluenza al Sam, che è lo sportello dedicato ai clochard. Questo significa che se c'è stata una piccola ripresa a livello economico, si è allargata però la forbice sociale e la fascia degli emarginati gravi, di quelli caduti in uno stato di povertà estrema. |
Dal rapporto Caritas emerge infatti un aumento considerevole dei gravi emarginati, con un disagio più acuto tra gli italiani (35,8% del totale) e con sempre più giovani che a causa del precariato non riescono a sostenere i costi di una casa (affitto o mutuo). Nell'ultimo anno secondo il rapporto è cresciuto del 21,3% il numero dei senza tetto assistiti da Caritas, e cresce anche il numero di chi torna per il secondo anno di fila a chiedere aiuto: se nel 2008 erano il 32%, oggi sono più della metà (51%). Più della metà del campione dei 13mila assistiti da Caritas risulta senza lavoro, ma soprattutto è in crescita il numero di persone con problemi di reddito, passate dal 40,5 al 53% attuale.
Nel 53,9% dei casi si tratta di povertà indotta da disoccupazione, che si portare da più di un anno (29%) o da breve periodo (25%).
Rispetto al genere il 2015 segna un importante cambio di tendenza; per la prima volta risulta esserci una sostanziale parità di presenze tra uomini (49,9%) e donne (50,1%), a fronte di una lunga e consolidata prevalenza del genere femminile. L’età media delle persone che si sono rivolte ai CdA è 44 anni. Tra i beneficiari dell’ascolto e dell’accompagnamento prevalgono le persone coniugate (47,8%), seguite dai celibi o nubili (26,9%). Il titolo di studio più diffuso è la licenza media inferiore (41,4%); a seguire, la licenza elementare (16,8%) e la licenza di scuola media superiore (16,5%). I disoccupati e inoccupati insieme rappresentano il 60,8% del totale. I bisogni o problemi più frequenti che hanno spinto a chiedere aiuto sono perlopiù di ordine materiale; spiccano i casi di povertà economica (76,9%) e di disagio occupazionale (57,2%); non trascurabili, tuttavia, anche i problemi abitativi (25,0%) e familiari (13,0%). Frequenti le situazioni in cui si cumulano due o più ambiti problematici.
Tra gli stranieri, le nazionalità più comuni sono marocchina, seguita da peruviana e rumena. Molto più distanti gli asiatici, come cinesi e filippini, che anche se in difficoltà trovano supporto all'interno della comunità.
Per quanto riguardo la povertà dei rifugiati e dei richiedenti asilo, nel corso del 2015 le persone che si sono rivolti ai Centri di Ascolto Caritas sono state 7.770. Si tratta per lo più di uomini (92,4%), con un’età compresa tra i 18 e i 34 anni (79,2%), provenienti soprattutto da Stati africani e dell’Asia centro-meridionale. Basso risulta essere il loro capitale sociale e culturale. Numerosi i casi di analfabetismo (26,0%) o di modesta scolarità (licenza elementare 16,5%, licenza di scuola media inferiore 22,8%).
In termini di bisogno prevalgono le situazioni di povertà economica (61,2%), coincidenti soprattutto con la povertà estrema o con la mancanza totale di un reddito. Alto anche il disagio abitativo, sperimentato da oltre la metà dei profughi intercettati (55,8%). Tra loro è proprio la “mancanza di casa” la necessità più comune; seguono le situazioni di precarietà/inadeguatezza abitativa e di sovraffollamento. In terza posizione i problemi di istruzione, che si traducono per lo più in problemi linguistici e di analfabetismo. In termini di richieste prevalgono le domande di beni e servizi materiali (pasti alle mense, vestiario, prodotti per l’igiene) e quelle di alloggio, in particolare servizi di “pronta e prima accoglienza”.
Che risposta si può dare a questo stato di cose? Caritas afferma che l’unica strada percorribile sia quella di un Piano Pluriennale di contrasto alla povertà, che porti alla introduzione nel nostro Paese di una misura universalistica contro la povertà assoluta. Tale Piano dovrebbe prevedere, in una prospettiva di medio lungo-periodo, un graduale e progressivo incremento degli stanziamenti in modo da raggiungere tutte le persone in povertà assoluta e – considerate le profonde differenze territoriali nel funzionamento dei servizi alla persona – rafforzare adeguatamente i sistemi di welfare locale. Altrettanto urgente è attivare politiche del lavoro tese a contrastare la disoccupazione, in particolare quella giovanile e promuovere percorsi di studio e formazione per i giovani.
“Siamo al lavoro per avviare un piano straordinario contro le povertà che utilizzerà 8,4 milioni di risorse messe a disposizione dal Programma operativo nazionale (Pon) per azioni di inclusione sociale che si uniranno alle misure fino ad oggi utilizzate. Nei passati 5 anni Milano ha investito 154 milioni di euro in interventi di sostegno al reddito ed è la città, secondo quanto affermato dall’ Istituto di Ricerca Sociale, che in Italia ha investito di più su questa area di bisogno” così si è espresso l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino, commentando il XV Rapporto di Caritas Ambrosiana sulle povertà e nello specifico l'aumento dei senzatetto che si rivolgono ai centri di ascolto dell’Ente. “Arriveremo a toccare la cifra record di 35 milioni di euro all’anno investiti in azioni di sostegno al reddito che utilizzeremo per il reinserimento lavorativo, per progetti sull’abitare sociale, per fornire contributi a chi non è autosufficiente o in difficoltà economica, per irrobustire rete di interventi per famiglie povere e per azioni contro le povertà destinate a persone senza dimora, anche sperimentando interventi innovativi nel campo della casa e dell'accoglienza. È un risultato – ha concluso Majorino – a cui arriveremo confermando l’impegno straordinario mantenuto dal Comune in questi ultimi cinque anni. Per raggiungerlo lavoreremo con il Terzo settore e le Fondazioni costruendo un’alleanza ambrosiana contro le Povertà. I dati illustrati oggi dalla Caritas ci spingono a dire che dobbiamo insistere ancora di più in questa direzione”.