Morosità e carenza di fondi, i problemi di Aler sono sempre gli stessi. L'attuale modello gestionale non regge più

Mercoledì 30 ottobre è stata la volta di Gian Valerio Lombardi, l'ex prefetto di Milano chiamato dal governatore della Lombardia Roberto Maroni a capo del collegio dei commissari a cui è affidata Aler nella sua gestione straordinaria, fino a che non ne sarà conclusa la riforma.
Si è arrivati così al dissesto attuale, con l'azienda che ha chiuso il 2012 con un passivo di circa 80 milioni, e la Regione che ha stanziato in queste settimane un finanziamento straordinario ad Aler di 30 milioni di euro per pagare fornitori, dipendenti e qualche intervento di manutenzione. Altrimenti, aveva lanciato l'allarme Lombardi già in altre occasioni, l'azienda sarebbe completamente paralizzata. Secondo il commissario è dunque indispensabile scegliere una delle due strade possibili. O Aler viene considerata a tutti gli effetti un soggetto privato, e dunque riceve dall'ente pubblico un contributo standard per ogni appartamento, o al contrario, se agisce come ente pubblico, Aler deve essere messa nelle condizioni, attraverso altri finanziamenti pubblici, di sostenere le spese.
Tutti punti, questi, che per ora non sono stati toccati dal dibattito in Regione, fermo sulle questioni della governance.
Per il resto, Lombardi ha dovuto riproporre alla commissione Casa di Palazzo Marino più o meno gli stessi numeri già raccontati dal suo predecessore Loris Zaffra ormai diversi mesi fa. Simile il passivo dell'azienda, che perde più o meno 80 milioni l'anno, sullo stesso livello la morosità, che arriva quasi al 30%, con 133 milioni incassati dagli inquilini rispetto ai 187 richiesti tra canoni d'affitto e bollette, rimangono anche i 30 milioni che Aler deve pagare di Imu. E i soldi erogati dalla Regione serviranno solo a pagare quest'imposta, ha osservato Lombardi. Anche il Comune è debitore di Aler, o meglio degli inquilini. Quest'anno infatti è stato ulteriormente ridotto il fondo integrativo degli affitti per l'edilizia popolare, con uno stanziamento di un solo milione rispetto ai due e mezzo dell'anno scorso.
Anche se lo stesso commissario e l'assessore alla Casa Daniela Benelli affermano poi che la collaborazione va meglio di quanto si creda, non è stato sciolto neanche il nodo della morosità. Il tema è sempre quello di verificare che la situazione patrimoniale degli inquilini corrisponda alla loro situazione “anagrafica”, ovvero alla fotografia di cui è in possesso Aler. Finora, ha ammesso Lombardi, è impossibile distinguere tra i cosiddetti morosi per necessità (ovvero chi proprio non ce la fa a pagare), e chi invece fa il furbo. Un nodo che è cruciale sciogliere soprattutto per non continuare a dover utilizzare due chiavi interpretative opposte. Da una parte quella dall'ex vicesindaco Riccardo De Corato, secondo cui i cosiddetti “decadenti”, ovvero chi non risponde alle sollecitazioni di pagamento, sono quasi tutti occupanti senza titolo, cioè rimangono nelle case popolari pur avendo perso i requisiti per restarvi, oppure non pagano volutamente. Lo proverebbe una morosità che sulle bollette arriva al 90%, guardando ai numeri dei 4375 decadenti conteggiati dal Comune nei propri alloggi. L'assessore Benelli, invece, pur ammettendo che i 'furbi' siano numerosi, propone un'interpretazione opposta, per cui il numero dei morosi sarebbe di molto sovrastimato. Chi non risponde, ha spiegato, viene automaticamente portato nella fascia dei decadenti, a cui è addebitato l'importo massimo della bolletta. Magari, però, è ancora nelle condizioni di prima e, come molti anziani, semplicemente non paga perché non può, o non ce la fa.
Sono tutti d'accordo invece su un altro nodo, quello dei canoni, troppo bassi per sostenere l'azienda ma allo stesso tempo probabilmente troppo alti rispetto alla crisi. Se Lombardi ha sottolineato come ci siano 18.000 inquilini a cui sono chiesti 58 euro al mese, mentre altri 15.000 pagano il minimo, 20 euro al mese, la consigliera Anita Sonego (Federazione della Sinistra) ha richiamato tutti all'aumento della morosità dal 2007 ad oggi, ed in particolare dopo l'aumento dei canoni deciso nel 2009. Se nel 2007 non veniva pagato solo il 10% degli affitti (6,6 milioni su 70 richiesti), ora, a fronte di un raddoppio dei canoni, per complessivi 124 milioni, la morosità si è invece triplicata, arrivando appunto al 30%. Altro nodo, anche questo finanziario, da sciogliere.
Claudio Urbano