Nel corso delle settimane si sono succeduti segnali, via via più evidenti, che hanno reso chiaro come, sia all'interno della Giunta che tra questa e la maggioranza, la constituency creatasi cinque anni fa si fosse come arenata.
Non bisogna andare molto indietro per ricordare come per il centrosinistra milanese la scadenza elettorale del prossimo anno sembrasse un percorso non eccessivamente irto di ostacoli. Ma ora?
Compattare lo schieramento o attendere indicazioni da Roma non è sufficiente.
Proprio alla luce di quanto accaduto nelle ultime settimane, l'unica strada per non sprecare quanto fatto in quattro anni e evitare di dilapidare quel capitale politico fatto di partecipazione civica diffusa che portò ad un cambio storico nel governo della città nel 2011 è ripartire da quello spirito -oggi innegabilmente in affanno, ma non del tutto smarrito- e da quel metodo.
Le primarie, i cui tempi e modi è meglio si definiscano quanto prima, saranno il banco di prova per comprendere quanto restano vitali quel metodo e quello spirito.
In questi giorni l'espressione più in voga a Palazzo Marino è "serrare i ranghi", sarebbe invece il caso di rompere questo assedio autoprodotto, aprirsi alla città, riscoprire quella vocazione all'apertura, alla partecipazione, al coinvolgimento dei cittadini che fu la cifra della campagna di quattro anni fa e che può essere ancora il cardine di quella del prossimo anno.