Dall’1 gennaio è entrata in vigore la nuova normativa per la raccolta dei rifiuti elettrici e tecnologici. Il punto della situazione in un convegno presso la Camera di Commercio

Che fine fanno, che fine dovrebbero fare? Se ne è parlato , in un convegno tenuto alla Camera di Commercio, che aveva lo scopo di fare il punto della situazione in vista dell’imminente piena attivazione del sistema di recupero dei rifiuti tecnologici entrato ufficialmente in vigore dal 1 gennaio 2008.
In cima alla lista degli oggetti tecnologici maggiormente “riciclati” ci sono le batterie al piombo (+58% in Provincia, +30% sul territorio comunale), mentre seguono a ruota gli apparecchi fuori uso non pericolosi.
Una volta arrivati negli impianti, quasi la metà dei rifiuti viene recuperata: in provincia si recupera il 39% di batterie al piombo, in comune il 52% di elettroliti di batterie e accumulatori.
I restanti rifiuti vengono sottoposti a trattamento misto, e solo una piccola percentuale di RAEE (con questa sigla vengono indicati i rifiuti di apparecchi elettrici ed elettronici) viene smaltita: per l’esattezza il 2, 5% negli impianti comunali, il 14, 2% in quelli provinciali.
Cosa cambia da quest’anno, con la nuova normativa?
Produttori, importatori e distributori diventano responsabili della gestione dei RAEE e hanno l’obbligo di iscriversi ad un Registro Nazionale, oltre a identificare gli apparecchi elettrici ed elettronici con il simbolo del cassonetto barrato, in modo che diventino facilmente distinguibili. Insomma le imprese sono chiamate ad organizzarsi e predisporre un sistema adeguato per la gestione dei rifiuti tecnologici, con l’obiettivo di aumentare a 4 chili pro capite la quota di RAEE riciclati (su un totale stimato di 14 chili di RAEE pro capite l’anno, dati nazionali).
A.P.