L’ennesima puntata della telenovela sul “ticket” si arricchisce di un nuovo paradosso

Una mission aziendale. Un marchio di fabbrica. Una terra tante volte promessa e puntualmente negata. Una telenovela infinita che da oltre un anno tiene col fiato sospeso i numerosissimi spettatori milanesi.
Gli attori cambiano, le alleanze e le controversie disfano e ridisegnano scenari, ma il fil rouge della vicenda è sempre lo stesso: "questo ticket non s'ha da fare".
Il prologo risale addirittura a sei anni fa. Fu l’'ex Sindaco Alberini a ventilare l’'ipotesi di un pedaggio modello londinese durante il suo discorso d’'insediamento il 2 luglio 2001.
Erano passati appena due giorni dal referendum consultivo promosso dal Comitato "Aria Pulita" di Dario Fo e Franca Rame, finalizzato a stabilire l’'orientamento dei cittadini circa un'eventuale chiusura del centro storico alle auto.
Albertini pensava di poter risolvere le piaghe dello smog e del traffico per altre vie, e inaugurò il suo secondo mandato all'insegna della cosiddetta Pollution Charge.
All’epoca furono segnalate ben tre ipotesi di collocazione dei varchi d’ingresso a pagamento: lungo il perimetro della cerchia filoviaria; a ridosso delle mura spagnole; in prossimità della cerchia dei Bastioni.
Sul progetto s’abbatte immediatamente un silenzioso quanto efficace ostruzionismo da parte della maggioranza di centrodestra in Consiglio Comunale, cui si aggiunsero le ostentate perplessità dell'allora Presidente della Provincia Ombretta Colli. Si parlò molto –certo non quanto negli ultimi dodici mesi– non si concluse nulla.
La mancata attuazione del ticket, dirà Albertini 4 anni più tardi agli sgoccioli del suo mandato, ha rappresentato il suo "più grande rammarico".
2006, cambia la Giunta ma non la maggioranza che governa Milano e tanto meno la musica. Stendardo sventolato durante tutta la campagna elettorale, il progetto del ticket continua a non trovare i favori di Palazzo Marino. Non bastano le sollecitazioni della Commissione Trasporti dell'Ue, che auspica la sottoscrizione di interventi antismog entro i primi 100 giorni del nuovo mandato.
Solo il nuovo Primo Cittadino sembra essere determinato; nel ferragosto del 2006 annuncia la data di attuazione del pedaggio per il 1 gennaio 2007. Poi però ci ripensa. Qualcuno dei “suoi” non è d'accordo e fa pressioni.
Segue la lunga e tormentata querelle di quest'estate, conclusa pochi giorni fa con l'altolà del consigliere comunale più illustre: Silvio Berlusconi. Ubi maior …
La scena si è già vista: i partiti della Giunta battono i piedi, vogliono dire la loro, il Sindaco sente incombere la spada di Damocle e cede. Il ticket partirà nel gennaio 2008. Forse...
Nel frattempo l'Amministrazione non perde occasione per fare l'ennesimo autogol, progettando ben 3.485 nuovi parcheggi pubblici a rotazione proprio nell'area dei Bastioni.
Il paradosso, denunciato dall'Ulivo attraverso una mozione lo scorso 10 settembre, è clamoroso: da una parte si promuove il ticket per scoraggiare l'ingresso in centro città dei veicoli; dall'altra si incrementano le strisce blu, assicurando un'offerta giornaliera di circa 20 mila posti auto (se si stima che ogni posteggio venga occupato in media da 5 diverse vetture nell'arco di una giornata).
Il Consiglio Comunale invita dunque il Sindaco a "ridurre drasticamente il numero di posti auto a rotazione nei parcheggi in costruzione ed in progettazione in coerenza con le ragioni di tutela della salute dei cittadini e di lotta alla congestione enunciata nella deliberazione sopra citata".
Come andrà finire non si sa, ma si può facilmente intuire. Tutto resterà lettera morta, inizierà un altro inverno di tira e molla e la "chimera ticket" andrà in letargo per un altro semestre.
Il nocciolo della questione non va ricercato nelle difficoltà tecniche o logistiche del provvedimento, ma nella mancanza di coraggio della classe politica meneghina in tema di viabilità.
Ad un problema fortemente sentito dall'intera cittadinanza si continua a non avere la volontà di contrapporre una decisione efficace e risolutiva.
Si fa presto a dire "Milano come Londra". Ma se si vuole realmente replicare il successo del modello inglese bisogna applicare le stesse strategie: rottamare e sostituire i mezzi pubblici inquinanti, allungare il percorso delle metropolitane garantendone il potenziamento, promuovere una capillare campagna informativa sui danni dell'inquinamento atmosferico.
E magari riproporre il referendum del 2001, per ascoltare, una volta tanto, anche la voce dei cittadini.
Giulia Cusumano