Uno studio de Il Sole 24 ore dimostra che il PIL non è sufficiente a determinare la qualità della vita e Milano è sul fondo della classifica del benessere

Partendo dal principio che non sia il denaro l’unico fattore a determinare il livello di vita delle persone, sono stati pensati altri 8 possibili indicatori: le condizioni di vita materiali, la salute, l'istruzione, le attività personali, la partecipazione alla vita politica, i rapporti sociali, l'ambiente, l'insicurezza economica e fisica.
Gli autori di questa nuova ricerca hanno invece incrociato i dati relativi agli otto indicatori citati e hanno individuato per ogni provincia italiana un ipotetico indice “Bil”, “Benessere interno lordo”.
La classifica ottenuta risulta ben diversa da quella ufficiale del Pil delle nostre città.
Milano, sul podio per il prodotto interno lordo pro capite con 36.763 euro l’anno (dati Prometeia, 2008), precipita al 37esimo posto nella classifica del Bil.
Questo per effetto della bassa posizione in classifica degli altri indicatori.
Al capitolo “istruzione” Milano arriva appena al 66esimo posto, con dati Miur/Istat che segnalano, per l’anno 2007/2008, solo 37,3 giovani su 100 tra i 19 e i 25 anni iscritti all’Università.
Poco più positivo il dato sulla partecipazione alla vita politica, dove con un’ affluenza alle urne alle ultime elezioni europee del 69,7% ci piazziamo al 53esimo posto.
Nuovo scivolone alla voce “rapporti sociali”: Milano arriva 77esima, con 0,52 organizzazioni di volontariato ogni 1000 abitanti (dati Feo-Fivol 2006)
Positivi i bilanci sulla “Spesa pro capite per spettacoli” (dati Siae/Istat 2008) e “Speranza di vita alla nascita” (Dati istat 2008), con un sesto posto per la prima e un 28esimo posto per la seconda.
Se al capitolo “ambiente” precipitiamo al 43esimo posto con 188,2 tonnellate di Co2 sul valore aggiunto reale (Ispra 2005), è sull’insicurezza che registriamo il valore più basso, arriviando terzultimi con 5.494 tra furti e rapine ogni 100mila abitanti (Istat 2007).
A passarsela meglio di tutti sarebbero gli abitanti della provincia di Forlì e Cesena, seguiti dai ravennati e dai fiorentini. La maglia nera va al sud: i meno “benestanti” sarebbero siracusani, nisseni e napoletani.
Il denaro, insomma, da solo non basta.
Se produci tanto PIL ma poi passi notti insonni temendo che un ladro entri in casa o ti avveleni le giornate respirando lo smog della città, il livello di benessere si può abbassare anche di molto. Perché, si sa, conta più la qualità della quantità.
Giulia Cusumano