L’allarme sicurezza lanciato da Palazzo Marino suscita sempre più perplessità

La cosa ci fa molto piacere poiché dimostra ancora una volta che il nostro modo di fare informazione si nutre anche di un dialogo continuo con chi ci dedica tempo, attenzione, stimoli e suggerimenti; occorre però precisare ulteriormente il nostro pensiero, poiché il tema quanto mai delicato non può lasciare spazio a strumentalizzazioni e neppure a malintesi.
A Milano esiste la criminalità? Indubbiamente sì. Esiste un emergenza criminalità? No, se emergenza significa un improvviso e macroscopico aumento di alcuni o tutti i reati. I dati ufficiali forniti dalla Prefettura lo dimostrano, oltre a dimostrare una certa strumentalità dell’allarme lanciato da Palazzo Marino la scorsa settimana.
A Milano esiste una criminalità che ha molte facce: quella del degrado, delle zone grigie e disperate che si dibattono tra legalità e illegalità e che si nutrono dello sfruttamento della disperazione e della clandestinità.
Esiste poi, ovviamente, una criminalità comune.
E poi esiste una criminalità che gestisce traffici lucrosi spesso riciclando in attività legali proventi illegali, una rete di organizzazioni, sempre più internazionali, che ha fatto di Milano un luogo privilegiato anche dei propri investimenti immobiliari.
Quindi anche a Milano, come in ogni città, che è sistema complesso e contraddittorio per definizione, esiste il fenomeno criminoso che si articola in livelli diversi tra i quali assai probabilmente esistono legami più o meno strutturati. Dobbiamo accettare questa realtà? Sì e no. Sì perché non possiamo pensare che si possa espungere il “male” dal mondo in modo definitivo anche se, in uno scenario orwelliano, avessimo a disposizione un poliziotto per ogni abitante. No perché comunque l’illegalità va combattuta riducendone sempre più la presenza.
A Milano esiste un’emergenza? Sì più d’una. In questo caso esiste un’emergenza degrado lasciata crescere e prosperare. I casi che descriviamo negli articoli su via Vitruvio e sulla Stecca degli artigiani sono emblematici.
Da anni ci sono luoghi che stanno hanno assunto una fisionomia sociale e urbanistica che fa da humus ad attività illegali che si incastrano in pezzi di città, siano essi centrali o periferici, che non sono delle lande desolate infestate da tagliagole, bensì epicentri di trasformazione dove lo stesso degrado viene governato in base ad interessi economici che vanno dalla locazione di appartamenti fatiscenti a prezzi esorbitanti alla ristrutturazione urbana di intere fette di territorio.
Continuiamo dunque a farci domande. Per quali motivi e per quali finalità scendere in piazza oggi ad invocare contingenti di polizia? Perché non una parola sull’emergenza criminalità nel 2006 quando, secondo i dati della Prefettura di Milano, il totale dei delitti tra il 2004 e il 2005 aumentò di oltre il 9%? Perché da Palazzo Marino dodici mesi fa nessuno si appellò al Viminale quando le lesioni aumentarono del 15,6%, i furti del 4,2%, le rapine del 3,7%, le estorsioni del 3,6%, i danneggiamenti del 15,6%? Gli ultimi dati diffusi dalla Prefettura indicano nel confronto tra il primo semestre 2005 e il primo semestre 2006 un calo generalizzato dei reati quantificato in un –1,6%. Nei giorni scorsi anche il Comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri ha ribadito come non esista alcuna emergenza criminale.
Perfino il Cardinale Tetamanzi ha espresso le proprie perplessità e ha manifestato il timore che un’iniziativa del genere non faccia altro che alimentare la paura e anche l'ex sindaco Albertini, l'importatore ufficiale della tollertanza zero made in New York, è intervenuto nel dibattito dichiarando che "Milano non è una città insicura".
Alcuni osservatori sostengono che non si possa dare conto del fenomeno raffrontando i dati a breve termine, che si debba invece considerare un arco temporale più ampio dal quale emergerebbe che i reati, almeno quelli contro il patrimonio, sono in aumento tendenziale. Parimenti si dovrebbe considerare un contesto più ampio per dare risposta al bisogno di vivibilità manifestato dai cittadini.
Capacità di governo significa discernere la natura dei problemi, la complessità dei fenomeni e la pluralità delle cause e affrontarli in modo conseguentemente. Pensare che i problemi di vivibilità e degrado di Milano possano essere ridotti ad un semplice gioco di guardie e ladri da vincere gettando sul piatto 500 guardie in più è forse un po’ ingenuo.
Perché dunque invocare la piazza e scommettere sulla roulette della paura?
Perché rischiare anche l’immagine internazionale della città nello stesso momento in cui si è fatta dell’assegnazione dell’Expo al Capoluogo lombardo una delle priorità della Giunta?
L’abbiamo detto e lo ribadiamo, in buona compagnia poiché sembra che cittadini e comitati non stiano facendo la fila per iscriversi al novero dei partecipanti alla manifestazione indetta da Palazzo: l’allarme lanciato o denota un’errata valutazione della situazione o vuole essere un diversivo a fronte di uno stallo che il governo cittadino oggettivamente attraversa su più fronti, dal traffico ai grandi progetti urbanistici, dal futuro assetto delle partecipate alle fibrillazioni interne alla maggioranza.
La scorciatoia della piazza può anche deviare l’attenzione, ma ogni cortina fumogena si dissipa prima o poi.