Quando i boss salivano a Milano

17 febbraio 1983 (diciannove anni esatti prima dell'avvio di "mani pulite") a Milano scatta una maxioperazone contro gli interessi economici delle cosche all'ombra del Duomo. Nel mirino il gotha della criminalità organizzata di stampo mafioso. I nomi sono quelli di famiglie che movimentano tonnellate di droga, comminano centinaia di condanne a morte all'anno e spostano ormai somme di denaro degne del PIL di un paese di medie dimensioni.
1993 Saverio Morabito, membro di spicco dell'omonima 'ndrina di Africo, arrestato tre anni prima, decide di diventare collaboratore di giustizia. Tra il fiume di rivelazioni descrive anche la penetrazione della criminalità organizzata calabrese in Lombardia. Insediatasi nell'hinterland milanese nel corso degli anni '70 con il "soggiorno obbligato" cui sono condannati alcuni suoi esponenti, ricicla al nord "l'accumulazione primitiva di capitale" frutto dei sequestri di persona e si appresta a diventare sistema nel cuore della Pianura Padana.
Ritorno al presente: meraviglia, sdegno, allarme per la presunta vendita di un pacchetto di 4.000 voti tra emissari della 'ndrangheta e l'ex Assessore regionale alla casa, Domenico Zambetti.
Come se nel Paradiso terrestre avesse fatto la sua improvvisa comparsa il serpente.
C'era almeno dagli anni '50. Da quando Joe Adonis, uno dei mafiosi italoamericani che aveva risalito la Penisola al seguito della VI Armata USA dopo lo sbarco delle truppe alleate in Sicilia nel luglio 1943, faceva base nel centro di Milano.
Negli ultimi vent'anni nonostante le inchieste e le sentenze susseguitesi dagli anni '80, Milano e la Lombardia hanno fatto finta di niente. Coppola e lupara erano una cartolina sbiadita del Sud, anche perché qui i boss di cosche e 'ndrine hanno fatto di tutto per perseguire la strategia dell'inabissameneto, salvo ricorrere al piombo quando non c'era proprio altra possibilità.
La domanda oggi non è come sia stato possibile che un politico abbia "comprato" migliaia di voti offerti dalla criminalità organizzata, ma come sia avvenuto che un intero territorio abbia fatto quasi finta di niente anche quando, qualora le ultime accuse venissero provate, la 'ndrangheta in Lombardia ha occupato l'intero spettro dell'attività criminale. Non più solo il controllo del traffico di droga, la presa sul circuito degli appalti, lo smaltimento illegale di rifiuti, il riciclaggio gestito con il supporto, fino all'osmosi, con i circuiti della finanza globale. Ma anche il controllo capillare del territorio, capace di gestire pacchetti di migliaia di voti a Milano, come a Reggio Calabria, in Brianza come nella Piana di Gioia Tauro, nel Varesotto come in Aspromonte.
Beniamino Piantieri