Secondo i dati di Fondazione Ismu le donne sono il 54% degli adulti immigrati in Italia: in Lombardia sono 460mila
Domani, com'è noto, è la Festa della Donna, e per questa occasione Fondazione Ismu ha diffuso una nota con i dati sulle presenze femminili relativamente alla popolazione immigrata. Al 1° gennaio 2016 le donne straniere in Italia risultano essere 2,1 milioni, contro poco più di 1,8 milioni di uomini. La superiorità numerica femminile si nota soprattutto tra i maggiorenni stranieri: le donne infatti rappresentano il 54% degli adulti immigrati. Tra i minorenni invece prevale la presenza maschile (52% del totale). Dal 2007 la presenza femminile è man mano aumentata. Negli anni che vanno dal 1984 al 2007 Fondazione Ismu ha quasi ininterrottamente segnalato una maggioranza di presenze straniere maschili, dovuta soprattutto ai primi grandi flussi storici dapprima marocchini e poi albanesi. |
Al 1° luglio 2016, secondo i più recenti dati di indagine dell’Osservatorio Regionale per l’integrazione e la multi etnicità (Rapporto Orim 2016, L’immigrazione straniera in Lombardia) le donne presenti in Lombardia sono 460mila (più di un quinto del totale nazionale). La maggior parte lavora: le disoccupate rappresentano il 14% (il 9% tra le albanesi, il 15% tra le rumene e il 20% tra le marocchine, tra le principali nazionalità). Il 30% delle lavoratrici straniere è assunta a tempo pieno. I mestieri più diffusi, al 1° luglio 2016, sono quelli di assistente domiciliare (per quasi metà delle ucraine che lavorano, e per il 40% di polacche e moldave) oppure di domestica ad ore, anche se molte donne (in particolare cinesi) lavorano pure nella ristorazione. Il reddito medio, fra tutte le lavoratrici straniere, è stato nel 2016 in Lombardia di 945 euro netti al mese: dai 670 euro per le egiziane, agli 880-890 euro per le albanesi e le marocchine, fino a oltre 1.140 euro al mese per le rumene. Non tutte le madri straniere vivono in Italia con i propri figli: le ucraine e le bulgare hanno i propri figli in Italia solo in un caso su tre (36-37%), e polacche in meno di due casi su tre (64%).
Se per molte donne emigrate in Lombardia si è aperta la possibilità di trovare un impiego e un reddito elevato (almeno rispetto agli standard dei rispettivi Paesi d’origine), non per tutte – in particolare per chi lavora in servizi di assistenza per le famiglie italiane – è possibile coniugare tale opportunità e necessità di lavoro con la vicinanza alle proprie famiglie e ai figli.