Una ricerca del Joint Research Center in Lombardia accusa dell’inquinamento atmosferico trasporti su strada e riscaldamenti

A questo scopo lunedì 5 novembre è stata presentata una ricerca condotta dal 2006 al 2010 dal Joint Research Center, l'istituto per l'ambiente e la sostenibilità della Commissione Europea, nel contesto di un convegno "Progetto di ricerca per la riduzione dell'inquinamento atmosferico in Lombardia" organizzato dalla Presidenza del Consiglio comunale in collaborazione con i Genitori Antismog.
Non solo le più note, PM10 e PM2,5, la cui soglia purtroppo viene regolarmente superata nell’intera Pianura Padana (ricordiamo che secondo la Direttiva Europea 2008/50/EC, la concentrazione giornaliera delle prime non deve superare il valore di 50 g/m3 per piu’ di 35 giorni all’anno, e quella delle seconde non deve superare i 25 g/m3), ma anche le emissioni gassose di NOx (ossidi di azoto), soprattutto l’NO2 (biossido di azoto), che provengono da industria, produzione di energia e combustione di gas naturale e che contribuiscono a creare una rilevante quota secondaria di inquinamento.
Tra gli elementi che la ricerca ha voluto mettere in luce, si sono le sorgenti di particelle secondarie, ovvero quelle che si formano nell’atmosfera a seguito di trasformazione di inquinanti dell’aria gassosi (aerosol secondario): queste ultime “giocano un ruolo significante nella Pianura Padana e proprio come le sorgenti di particelle primarie sono collegate principalmente alle attività umane come i processi di combustione e le operazioni in agricoltura. I piu’ importanti precursori di particolato secondario in questa regione sono i composti gassosi NOx, ammoniaca, e SOx. Questi contaminanti dell’aria sono emessi direttamente nell’atmosfera e si trasformano rapidamente in particelle sotto forma di nitrati, ammonio e solfati”.
Se il trasporto su strada è la piu’ importante sorgente per il particolato primario nella regione Lombardia (le emissioni primarie da trasporto su strada contribuiscono durante l’inverno col 23-26%, in media per tutte le stazioni di misura, alla massa di PM10 (2007), e col 17-22 % alla massa di PM2.5 (2009)), l’aerosol secondario è la frazione maggiore del particolato in Lombardia e durante l’inverno contribuisce con il 33-47% alla massa del PM10 (2007) e con il 41-57 % alla massa del PM2.5 (2009).
I dati emersi dalla ricerca, che possono essere consultati in maniera approfondita (scarica il PDF) ribadiscono soprattutto un concetto: “l'urgenza di intervenire con misure serie che tutelino la salute dei cittadini” ha detto il Presidente del Consiglio comunale Basilio Rizzo “e l'importanza del contributo che non solo gli scienziati e i tecnici ma anche le associazioni ambientaliste possono offrire nel creare la consapevolezza necessaria per affrontare questo problema".
In primis le istituzioni: ed è di oggi la notizia che la Regione Lombardia, sollecitata al riguardo giusto due mesi fa dal Tar, ha finalmente un Piano Aria, che metterà in campo 91 misure strutturali che agiranno su tutte le numerose fonti emissive nei tre grandi settori della produzione di polveri sottili ovvero i mezzi di trasporto (27%), il riscaldamento e la produzione di energia (63%), le attività agricole (10%).
Fra i provvedimenti previsti entro il primo triennio di applicazione del Pria (Piano Regionale degli Interventi per la qualità dell'Aria), spiccano il fermo delle auto diesel euro 3 per sei mesi all'anno nell'area critica e il divieto di combustione della legna, in tutta la Regione, in stufe e caminetti a bassa efficienza.
Misure tanto più importanti in quanto la Regione può agire su un territorio vasto rendendo così più efficace l’azione.
“Il Comune, dal canto suo, ha messo in campo misure importanti sul fronte dell'inquinamento da riscaldamento, con l'ampliamento del servizio di teleriscaldamento, e aumentando, a partire da gennaio, i controlli sugli impianti e puntando sull'efficienza energetica degli edifici comunali" ha detto l’assessore ai trasporti Pierfrancesco Maran.
Ed è sul sistema integrato che il neoassessore regionale all'Ambiente Leonardo Salvemini vorrebbe puntare: “l'errore a monte è stato non applicare il principio di integrazione: se si fosse fatto, a partire dai trasporti, oggi non ci sarebbero alcune delle debolezze che emergono" ha detto, presentando la proposta di creare “distretti ambientali" per le politiche antismog, oltre a quella di incentivare la sostituzione degli euro 3.
Quello che è certo è che per affrontare l'inquinamento da particolato e ozono nella nostra regione devono essere progettate strategie di abbattimento che inevitabilmente intervengano sul trasporto su strada ma anche sulle emissioni gassose di NOx (ossido di azoto) che provengono dall'industria, dalla produzione di energia, e dalla combustione di gas naturale.
E a questo proposito arriva l’appello dei Genitori Antismog: "In Lombardia - ha detto Anna Gerometta, presidente dell’associazione - abbiamo fatto da cavie per anni. E' venuto il momento che la politica prenda finalmente atto dei dati scientifici di questa ricerca. In attesa di amministratori e politici coraggiosi su questo problema grossissimo, è assolutamente importante che i cittadini lombardi che fra breve andranno a votare per le regionali valutino bene i programmi ambientali dei candidati. Servono amministratori che abbiano il coraggio di prendere le decisioni corrette".
A.Pozzi