Il Pdl a Palazzo Marino fa i conti con lo spettro della riduzione del numero dei Consiglieri dal 2011

Ormai le sedute del Consiglio è più facile che vengano annullate per mancanza del numero legale piuttosto che si tengano regolarmente. La prassi consolidata è che si lavori in seconda convocazione, quando il quorum si dimezza.
L’aria di smobilitazione a Palazzo Marino non è dettata solo da una consiliatura che volge al termine e dalle vacanze natalizie imminenti. La maggioranza ha mostrato fin dal 2006 un tasso di rissosità fuori dal comune: a segnalarlo non solo i continui distinguo della Lega e la divergenze tra l’anima laica e quella ciellina degli ex di Forza Italia, ma anche quattro assessori silurati, la guerra sull’Expo durata due anni, le polemiche sull’urbanistica; infine la nascita del “terzo polo”. Inoltre, almeno un paio di Consiglieri di spicco del Pdl sono ormai dei separati in casa e altrettanti non hanno smaltito la delusione per non essere approdati in Parlamento nel 2008.
Ad acuire i dolori ci ha pensato il Ministro Calderoli. La sua riforma degli enti locali prevede un taglio dei Consiglieri comunali che, per Milano, significherà dodici seggi in meno rispetto ai sessanta di oggi.
Per il Pdl significa che non riuscirà a far rieleggere ventinove consiglieri (tanti furono gli eletti di Alleanza Nazionale e Forza Italia) che approdarono a Palazzo Marino nel maggio del 2006.
Infatti, anche se il Pdl riuscisse a mantenere –ipotesi remota, dato che difficilmente i partiti che nascono dalle fusioni aumentano i consensi– la somma delle percentuali di AN e FI, dovrebbe fare i conti con Futuro e libertà e soprattutto con la Lega che potrebbe almeno triplicare i propri consensi, e di conseguenza i consiglieri.
A conti fatti i seggi per il Pdl, nell’ipotesi non proprio remota che il centrodestra vinca le prossime amministrative, sarebbero tra i sedici e i venti e l’asticella delle preferenze si alzerebbe in modo consistente; nessuno riuscirebbe a diventare Consigliere comunale del Popolo delle Libertà con poco più di quattrocento preferenze, come è accaduto alle ultime amministrative.
Ecco perché oltre alle delusioni passate, le aspirazioni frustrate e le divergenze ideologiche è soprattutto il futuro a scatenare un assenteismo livoroso tra le file di un centrodestra dove molti non vedono proprio il motivo di immolarsi tra sedute fiume notturne e convocazioni natalizie avendo la certezza che i prossimi saranno gli ultimi mesi da Consigliere comunale.
B. P.