In via Cavezzali (e non solo) le situazioni irrisolte di immobili privati dove dominano degrado e illegalità

Tristemente famoso negli anni passati anche per un fatto di sangue (un inquilino irregolare ucciso durante una lite da una guardia privata nel 2006), il palazzo non ha mai smesso di essere un luogo a dir poco difficile, nonostante i diversi interventi delle autorità e le diverse amministrazioni dello stabile che si sono succedute.
Del resto, le prove di forza di alcuni inquilini hanno trovato terreno fertile anche nelle oggettive condizioni di degrado dello stabile, senza ascensori e spesso con allacciamenti abusivi all'elettricità. Una situazione in cui agli inquilini onesti si affianca chi è moroso per necessità, chi è in subaffitto, chi è abusivo e chi utilizza gli spazi per attività illecite.
Uno scenario complicato, reso ancor più difficile da gestire, anche per il Comune, dal fatto che la proprietà degli appartamenti non è pubblica, come ad esempio per le case popolari, ma di una società immobiliare privata, a cui naturalmente compete l'attività di locazione e riscossione degli affitti.
Nel novembre 2010, un'ordinanza del Sindaco aveva imposto all'amministratore di denunciare ogni inquilino irregolare, ma evidentemente la misura non è stata efficace. Monolocali di 18 metri quadri vengono affittati tuttora con canoni da 400 euro al mese, e, anche se adesso la società immobiliare è sotto amministrazione giudiziaria, il sospetto è che in passato alla proprietà facesse comodo riscuotere l'affitto comunque, anche da “abusivi” o da chi usava gli appartamenti non solo come abitazione.
Dopo una mozione del Consiglio di Zona 2 a marzo e diverse visite tanto dei consiglieri circoscrizionali quanto della Commissione sicurezza di Palazzo Marino, lo scorso 7 agosto è stata l'occasione per iniziare i lavori di bonifica dello stabile.
Operazioni che hanno richiesto ben cinque giorni, in particolare per rimuovere un cumulo di rifiuti che, all'imbocco di una scala del palazzo, costituiva una comoda barriera per chi negli appartamenti volesse svolgere attività illecite. Lunedì 19 una seconda fase dell'operazione, con l'allontanamento di due ventenni egiziani che si erano insediati abusivamente all'ultimo piano del palazzo, diventato probabilmente un alloggio di fortuna.
Problemi risolti, quindi? Per l'assessore alla Sicurezza e Coesione sociale, Marco Granelli, questa prima fase di bonifica non può che essere solo l'inizio di una gestione attenta e costante della situazione, con tutte le difficoltà di interfacciarsi con una proprietà privata, sulla quale l'Amministrazione non può agire direttamente. “Per ora l'obiettivo era garantire la sicurezza all'interno e verificare che non vi fossero insediamenti irregolari, sfruttamento di persone, affitti in nero e abbandono di rifiuti”, ci ha spiegato l'Assessore, aggiungendo che nel palazzo “abitano tantissime persone inserite in un modo che dobbiamo ancora chiarire”. Tradotto, bisogna verificare chi sia effettivamente in regola, proprietario o in affitto, e chi occupante abusivo o subaffittuario irregolare. Quanto ad agire sulla proprietà dell'immobile, però, Granelli spiega che il Comune di Milano non è competente, a maggior ragione ora che la società è gestita da un curatore fallimentare.
Via Cavezzali non è l'unica situazione di un palazzo di proprietà privata con situazioni abitative al limite od oltre la legalità.
Nella stessa zona di via Padova si protraggono da anni situazioni analoghe anche in via Clitumno e in via Arquà, con palazzi che hanno lo stesso problema di occupazioni, subaffitti e proprietari che evidentemente sfruttano la situazione.
Stesso copione in viale Bligny 42, dove però, sottolinea Granelli, a fianco a situazioni problematiche ci sono anche comitato di cittadini che lavorano per la buona tenuta dello stabile.
In via Cavezzali, come in tutti gli altri casi, il problema di fondo sembra sempre lo stesso. Accertare se i casi di morosità o di occupazione siano determinati più dalla necessità degli inquilini che non riescono a pagare o che si adattano al subaffitto, oppure se affitti in nero e degrado degli siano soprattutto responsabilità dei proprietari degli appartamenti, che guadagnano proprio attraverso situazioni di illegalità e assenza di controlli. In quest'ultimo caso –e per via Cavezzali si sta lavorando con la Procura in tal senso, ha precisato l'Assessore– se si accerteranno responsabilità della proprietà l'unica soluzione efficace sarebbe la confisca dell'immobile, e non certo una semplice sanzione amministrativa.
Claudio Urbano