I dati della seconda edizione del Rapporto che misura l’attrattività di Milano: i punti di forza e gli aspetti da sviluppare
È stato presentato oggi a Palazzo Marino, dal Sindaco di Milano, Giuseppe Sala, e dal Presidente di Assolombarda, Carlo Bonomi, l’Osservatorio Milano 2018, che attraverso 221 indicatori misura l’attrattività e la competitività di Milano nel confronto con i principali benchmark internazionali. Il rapporto, giunto alla sua seconda edizione, nasce dal confronto e dalla sintesi dei principali uffici studi ed esperti del territorio milanese, che hanno integrato conoscenze e competenze complementari per costruire una base numerica della città. Tra le novità di quest’anno, l’estensione del confronto a livello globale in termini di attrattività e reputazione. Nella comparazione allargata Milano appare ben posizionata, in virtù di un ruolo essenzialmente economico-produttivo. Il capoluogo lombardo, infatti, evidenzia interessanti similitudini con Chicago, Barcellona e Monaco: tutti poli economici, a spiccata vocazione internazionale e senza funzione di capitale politica. |
Per altri ambiti Milano mostra, invece, una maggiore prossimità alla media globale, come nel caso dell’attrazione di talenti (33esima città universitaria al mondo secondo QS), ma anche della reputazione delle imprese e della partecipazione ai circuiti economici internazionali (12esima città globale secondo il ranking di Peter Taylor). Inoltre, rispetto all’anno scorso, Milano consolida la propria attrattività e, unica tra i benchmark omogenei europei (Barcellona, Monaco, Lione e Stoccarda), vede aumentare la propria reputazione complessiva.
Dall’Osservatorio emerge poi che Milano è tra le prime cinque aree urbane in Europa in ognuna delle vocazioni identificate come prioritarie a livello internazionale e a elevato potenziale di crescita: scienze della vita, agroalimentare, manifattura 4.0, arte cultura e design, finanza.
Per le attività legate a moda, design e creatività, Milano, per esempio, supera sia Madrid sia Barcellona sia Berlino. Inoltre, emergono segnali di un possibile cambiamento di tendenza in direzione di un maggior ruolo di Milano come piazza finanziaria. Un ulteriore ambito di grande competitività è quello delle scienze della vita, una filiera forte nel confronto europeo, in crescita e con elevate prospettive e potenzialità. Del resto, il fermento percepito nell’edizione dello scorso anno trova ora piena conferma nei numeri della crescita economica: a fine 2017 il Pil milanese si posiziona sopra i livelli del 2008 del +3,1%, a fronte di una Italia ancora sotto del -4,5%. Per essere realmente attrattiva, una città deve dimostrarsi inclusiva e quindi sostenibile da un punto di vista sociale. Della realtà milanese emerge un quadro con punti di forza e aspetti da sviluppare. Da un lato, alla crescente attrattività verso talenti e studenti internazionali si contrappone il rischio di una mancata valorizzazione del capitale giovanile locale, come traspare dai dati di disoccupazione giovanile, di abbandono scolastico e di incidenza del fenomeno NEET (not engaged in education, employment or training) ovvero i giovani che non studiano e non lavorano.
In questo scenario è positivo rilevare come Milano sia da sempre città aperta all’accoglienza, che lavora per migliorare il fenomeno di povertà e con una tradizione ambrosiana di inclusione, che si fonda su un vivace ed efficiente volontariato e su un dinamico settore no profit. Infine, resta aperto il tema donne e lavoro: è importante contrastare il divario tra donne e uomini nel mercato del lavoro, ricercando maggior partecipazione femminile anche attraverso una maggiore offerta di servizi in grado di avvicinare esigenze di famiglia, vita e lavoro. La direttrice della sostenibilità è elemento anche per lo sviluppo territoriale urbano: Milano ha sperimentato nel recente passato un processo di sempre maggiore consumo di suolo, sia per i luoghi dell’abitare sia per gli spazi produttivi e per le infrastrutture di mobilità. Al contempo Milano appare alla ricerca di un equilibrio sul fronte spazi verdi finalizzata alla ripresa di “naturalità”: si sono ridotte, seppur lievemente, le aree inutilizzate, degradate, marginali e quelle agricole, mentre sono aumentate le aree boscate.
Al pari di quanto accade nelle più avanzate realtà urbane, anche a Milano la sostenibilità è sempre più pensata in chiave smart con crescenti investimenti sulle infrastrutture tecnologiche, sulla smart mobility e sulla capillarità della smart energy (attraverso il teleriscaldamento). Nel confronto europeo, dobbiamo puntare sugli ambiti di smart governance (soprattutto con riferimento agli open data) e di smart environment (rispetto al tema rifiuti e qualità dell’aria); come bisogna ugualmente puntare sulle connessioni fisiche. Ma restano anche punti d’attenzione sull’accessibilità metropolitana, con ricadute sulla sostenibilità. Inoltre, sebbene la distanza dai benchmark tedeschi in termini di trasferimento tecnologico sia sempre consistente, continuano a crescere qualità della ricerca e brevetti e le startup innovative nascono e si sviluppano più che in passato.