Un progetto per il sostegno psico-sociale alle orfane e agli orfani di femminicidio. Tra i partner lombardi CADMI e Università Bicocca
Si stima che siano 2000 le orfane e gli orfani di femminicidio nel nostro paese, bambine e bambini, ragazze e ragazzi che sono rimasti soli dopo la morte violenta della madre causata per lo più per mano del padre o di un familiare. Bambine e bambini, ragazze e ragazzi non considerati dal nostro sistema di welfare, in conseguenza della scarsa rilevanza politica ricoperta nel nostro paese dal tema della violenza maschile contro le donne. Il progetto, della durata di 48 mesi, prevede attività di sostegno psico-sociale alle orfane e agli orfani, così come misure di accompagnamento, sostegno alla relazione e gestione delle esigenze materiali per le famiglie affidatarie/caregiver. |
Molta importanza sarà data alla formazione e prevenzione, al fine di costruire una rete di professionisti sempre più competenti, con attività di coordinamento tra servizi pubblici e privati.
I dati raccolti da EU.R.E.S (istituto di ricerca) che riguardano le Regioni interessate dal progetto mettono in evidenza 159 minori rimaste orfane e rimasti orfani a seguito di 97 casi di femminicidi compiuti dal 2009 fino al 2021: Lombardia (74 orfane e orfani), Emilia Romagna (35 orfane e orfani), Veneto (33 orfane e orfani), Trentino Alto Adige (9 orfane e orfani), e Friuli Venezia Giulia (8 orfane e orfani).
In Lombardia, si individuano 74 orfane e orfani; rispetto alla loro età attuale, emerge che 52 (circa il 70%) sono minorenni (3 minori di 6 anni; 21 nella fascia 6-12 anni; 28 nella fascia 13-17 anni) e 22 (circa il 30%) sono maggiorenni. Il 78,4% (58) è figlia o figlio sia della vittima sia dell’autore del femminicidio, mentre il 21,6% (16) è figlia o figlio solo della vittima. Inoltre, circa il 28,4% (21) delle orfane e degli orfani era presente all’omicidio della propria madre. L’età media delle donne uccise è di 37 anni.
“Prendere parte a questo progetto è per noi una nuova sfida e un’opportunità per mettere in campo le competenze acquisite in tanti anni di lavoro con le donne che hanno subito violenza e i loro figli anch’essi vittime dirette o indirette. Crediamo che la nostra metodologia possa dare ottimi risultati anche nella relazione con i familiari e caregiver di questi bambini e bambine e che si possano elaborare buone pratiche per continuare il lavoro anche in futuro” - Avv. Francesca Garisto - Vice presidente CADMI
“Il femminicidio è l’effetto letale di situazioni violente e quindi un progetto che coinvolge gli orfani di tali terribili reati ci riguarda e ci tocca molto da vicino. Per tale ragione questa iniziativa ci ha coinvolto da subito e rappresenta per noi un'importante sfida" - Avv. Marta Buti del Centro Antiviolenza Cerchi d’Acqua
“L’Istituto Minotauro ,in linea con la sua mission, parteciperà al progetto contribuendo, alla presa in carico di minori il cui processo di crescita è stato drammaticamente sconvolto dalla traumaticità dell’uccisione della propria madre. Allo stesso modo, in continuità con l’attività di ascolto e sostegno al ruolo genitoriale che è parte fondante del nostro lavoro, intendiamo contribuire nel supporto e accompagnamento alle famiglie affidatarie nella relazione con il minore. Altrettanto imprescindibile e delicata sarà il lavoro da svolgere a fronte delle complesse dinamiche esterne e intrapsichiche con il genitore omicida e i suoi parenti. Infine a fronte dell’esperienza maturata nell’ambito preventivo, in cui crediamo fortemente, contribuiremo alla prevenzione in ambito scolastico dando spazio di elaborazione e rielaborazione dei vissuti e alle rappresentazioni affettive che caratterizzano il modo di vivere le relazioni sentimentali e il loro termine.” Prof. Lancini, Dott.ssa Giorgio, Dott.ssa Rossi Galante, Minotauro.
I partner lombardi del progetto: CADMI, Cerchi d’Acqua, Il Minotauro, E.D.I. e Università Bicocca