Rimpianti e speranze di un assessore decaduto

L’elaborazione del lutto per l’istrionico ex assessore alla cultura Vittorio Sgarbi sembra non essere ancora giunta a compimento.
Sono passati quasi due anni dal siluramento, da quel regalo inatteso e infiochettato dal Sindaco proprio nel giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno, ma per lui è come se fosse ieri.
Né lo scettro della microscopica cittadina di Salemi, né il reintegro a pieno titolo nella cerchia dei commentatori ufficiali di trash tv sembrano averlo consolato.
Lo Sgarbi intervenuto al dibattito sulla cultura organizzato dal Pd milanese è il fiume in piena sempre pronto a straripare cui eravamo abituati: la stessa verve, gli stessi toni apocalittici di chi è sempre pronto a buttarla in caciara, lo stesso modo di riavviare freneticamente il ciuffo ormai ingrigito, la stessa disinvoltura nel citare storici e artisti, la stessa sicumera di sempre.
Ma quando prende la parola dopo l’intervento soporifero del glaciale Finazzer Flory un po’ di nostalgia ha assalito anche i più insensibili.
Chissà che un giorno torni a Milano, magari in veste di Sindaco. Pare sia il sogno ricorrente in cui si rifugia per sfuggire all’altrettanto ricorrente incubo del siluramento.
G.C.