Mentre parte la fase delle osservazioni diventano più evidenti alcuni aspetti illegittimi del Piano di governo del territorio

Martedì 22 settembre la commissione urbanistica di Palazzo Marino ha esaminato la modulistica predisposta dagli uffici e, anche sulla scorta delle rassicurazioni dell’Assessore Masseroli, l’opposizione ha ribadito che ai cittadini dovrà essere garantita la partecipazione più ampia possibile.
Nell’attesa di vedere come e quanto le osservazioni dei Milanesi riusciranno a modificare –e auspicabilmente migliorare– sul PGT si addensano alcune ombre di illegittimità.
Non si tratta di due aspetti secondari, bensì di due pilastri del Piano di governo del territorio voluto dall’Assessore Masseroli: l’abolizione dell’azzonamento e quella degli standard.
Nel primo caso si tratta del grimaldello attraverso il quale la Giunta intende lasciare mano libera agli immobiliaristi nella definizione dello sviluppo –se così può essere chiamato della città– mandando al macero la regia pubblica. Saranno i costruttori e gli investitori a decidere le funzioni delle aree in cui verranno riversati milioni di metri cubi di cemento.
Conseguentemente il PGT rinuncia anche a definire gli standard che secondo la legge invece andrebbero localizzati e quantificati nella misura di 18 metri quadrati per abitante.
Questi due aspetti sono in contrasto sia con la legge regionale 12 (quella che istituisce i Piani di governo del territorio) che prevede l’azzonamento (art. 7) sia con la legge nazionale.
E.P.