Il Governo annulla la seconda rata, ma copre solo metà degli aumenti decisi dal Comune. Per i Milanesi conto da 55 milioni

La copertura trovata dal governo arriva complessivamente a 2,15 miliardi, lasciando fuori quei 500 milioni che sarebbero stati necessari per 'azzerare' i conti di tutti quei Comuni che, dall'anno scorso a quest'anno, per far quadrare il bilancio l'imposta l'hanno aumentata.
Il comunicato di Palazzo Chigi spiega infatti che “circa metà dell'importo viene ristorata dallo Stato”, mentre “l'altra metà verrà versata dai contribuenti interessati a metà gennaio 2014, alle stesse scadenze già programmate per altri tributi”. In sostanza, si può calcolare che i milanesi dovranno sborsare 55 dei 110 milioni di aumento previsti per quest'anno.
Un risultato che di fatto vanifica tutti i passaggi decisi dalla Giunta a partire dalla bozza di bilancio di giugno e poi da settembre per abbassare il più possibile l'altra leva fiscale, quella dell'addizionale Irpef.
Per portare l'esenzione di quest'imposta fino a 22.000 euro, infatti, quest'anno l'Imu era stata già portata allo 0,55%, prevedendo un'entrata aggiuntiva di 75 milioni rispetto al 2012, arrivando poi allo 0,6% del bilancio di previsione approvato solo settimana scorsa, in cui si era ottenuto un piccolo tesoretto di quasi 7 milioni da destinare a interventi di sostegno all'inserimento lavorativo e a futuri sconti sui trasporti pubblici per gli anziani.
Ora le cifre nel bilancio resteranno le stesse, ma, salvo ulteriori soluzioni, ai milanesi toccherà pagare comunque l'Imu (del 2013) entro il 16 gennaio del 2014. Quella infatti sarà la scadenza per la prima rata della Tasi, la nuova imposta sui servizi indivisibili che verrà pagata dall'anno prossimo all'interno della Iuc, l'imposta unica comunale.
Nulla è ancora deciso, ma paradossalmente i proprietari di immobili con una rendita catastale più bassa a gennaio potrebbero pagare la parte restante dell'Imu 2013 più che nel 2012, a causa dell'assenza di detrazioni, che l'anno scorso partivano da 200 euro, più 50 per ogni figlio a carico.
Un ultimo passaggio. Per il 2013, essendo stata cancellata l'imposta, non ci sono detrazioni. L'anno prossimo, invece, la tassa sarà di competenza comunale, dunque saranno gli stessi Comuni a decidere l'entità delle detrazioni. Avendo a disposizione complessivamente 500 milioni, ovvero quanto garantito allo scopo dal governo per tutti i Comuni italiani. Una cifra pari a quanto sarebbe servito ai 600 centri che quest'anno avevano aumentato l'Imu, che verrà coperta solo a metà. Starà ovviamente agli enti locali decidere quali sconti applicare ai cittadini, che comunque saranno minimi.
Il risultato di oggi è anche una conseguenza, nota il Sole 24 ore, della decisione del governo di non congelare già a maggio la possibilità dei comuni di alzare le aliquote, anche perché non si era certi neanche dell'abolizione totale dell'imposta.
“Ve l'avevamo detto”, hanno attaccato i consiglieri leghisti a Palazzo Marino, riferendosi alla scelta compiuta a settembre dalla giunta di ritoccare ulteriormente l'aliquota, pur con un'assicurazione solamente verbale da parte del governo sulle coperture. Per l'assessore al Bilancio Francesca Balzani, non è possibile, al momento, la situazione è talmente indefinita da non consentire di prendere alcuna decisione, non essendoci ancora il testo del decreto, mentre lo “scandalo” è che “quei quattro riferimenti normativi che disegnavano un minimo di fiscalità degli enti locali vengono sovvertiti”.
Mentre il presidente dell'Anci (l'associazione dei Comuni), Piero Fassino, ha chiesto un incontro urgente col governo e il sindaco Pisapia ha parlato di rottura costituzionale, nella maggioranza ha preso posizione il presidente del Consiglio Comunale Basilio Rizzo (Federazione della Sinistra): “abbiamo preso l'impegno morale che i milanesi non pagheranno una lira sulla prima casa”. Se ci saranno altre tasse da mettere, ha ammonito Rizzo, “dovrà essere con misure che testimonino l'equità sociale”. La maggioranza, raccogliendo l'invito anche di alcune parti dell'opposizione (Fratelli d'Italia, e gli ex Pdl), ha pensato di sospendere l'approvazione dell'assestamento di bilancio, in attesa del testo del decreto e come ultima 'arma' da usare nei confronti del Governo.
Claudio Urbano