Dopo la sospensione causa Covid, il servizio riparte in spazi più grandi e accoglienti. Inaugurato anche un nuovo centro diurno nel Municipio 2
9.674 docce erogate in un anno e 1.305 persone accolte. Erano questi i numeri del servizio Docce della Casa della Carità, prima che a fine febbraio 2020 lo scoppio della pandemia imponesse uno stop a questa attività di accoglienza minima, che la Fondazione offre alle persone in difficoltà che non sono ospiti di via Brambilla. Per questo, all’interno di Regaliamoci Futuro - il percorso di riprogettazione dell’azione sociale e degli spazi della Casa della Carità avviato a gennaio 2020, poco prima della pandemia - si è deciso di dare massima priorità alla riapertura delle docce, inaugurate mercoledì 24 novembre 2021, in occasione del XIX anniversario della Fondazione. |
I lavori per i nuovi spazi dell’accoglienza diurna - che comprendono le docce, un centro diurno polifunzionale e un nuovo ingresso per servizi quali guardaroba, centro d’ascolto e sportello legale - sono durati 5 mesi e sono costati 306.000 euro, finanziati grazie alle donazioni di tanti cittadini. Nella riorganizzazione dello spazio si è pensato alle esigenze di sicurezza legate alla pandemia: le docce sono ora collocate in una diversa ala della sede di via Brambilla, dove hanno uno spazio più grande e un ingresso dedicato: verrà ripristinato infatti quello che era l’accesso principale dell’edificio scolastico che dal 2004 ospita la Casa della Carità. Questo permetterà di evitare assembramenti e di proteggere la salute di tutti. Inoltre è stata aggiunta una doccia in più, rispetto a quella già presente, per persone con disabilità.
Nella stessa area, è stato poi creato un nuovo centro diurno polifunzionale, dove gli ospiti delle docce potranno ricominciare a partecipare alle attività di “Arredare l’attesa”, come i laboratori artistici, il cineforum e l’analisi di opere d’arte, che, appunto, sono state pensate per rendere l’attesa del proprio turno un tempo e spazio di relazione, di cura, di amicizia. Attraverso queste iniziative, le persone senza dimora si relazionano più volentieri, raccontano la loro storia, riescono a far emergere i loro bisogni più profondi e spesso inespressi. In questo spazio potranno tornare a ritrovarsi e trascorrere la giornata insieme anche gli anziani del Municipio 2, seguiti dalla Casa della Carità.
«Questi mesi sono stati molto complessi per le persone senza dimora che accoglievamo, soprattutto nel primo lockdown, quando tutte le docce della città avevano chiuso. Abbiamo però cercato di mantenere la relazione con loro, riaprendo il guardaroba appena è stato possibile e andandoli a cercare con le nostre unità di strada nei luoghi dove dormono, aggiungendo anche un’uscita pomeridiana a quelle serali», spiega Ciro Di Guida, responsabile del servizio Docce e Guardaroba. Che aggiunge: «Le nostre docce non sono solo un luogo dove lavarsi e cambiarsi. Sono uno spazio dove le persone senza dimora possono fermarsi e riposare, bere e mangiare qualcosa di caldo, ricaricare il cellulare, partecipare alle attività che abbiamo chiamato “Arredare l’attesa”. E quello che vogliamo fare è tornare a offrire quel “clima di casa” che da sempre caratterizza il nostro servizio».
Tra le persone che sono “transitate” da questo servizio nei primi anni di attività della Fondazione, c’è stato anche don Roberto Malgesini, il sacerdote ucciso a Como il 15 settembre 2020, che per un anno ha prestato servizio alla Casa. E proprio a lui sono intitolate le nuove docce. «Don Roberto era un ragazzo gentile, delicato, attento, con una voce lieve quasi non volesse disturbare e con un volto da ragazzino, ma con una presenza garbata, efficace e concreta, capace di entrare in punta di piedi nella relazione con gli ospiti e anche con le volontarie. Libero di scegliere dove posizionarsi, si è collocato naturalmente alle docce, dove ha servito gli ultimi degli ultimi», ricorda Fiorenzo De Molli, responsabile del Settore Ospitalità e Accoglienza.