In vista di Expo, fa discutere la richiesta della comunità cinese di posizionare paifang d'accesso in via Sarpi
Non c'è pace in via Sarpi, una delle "storie infinite" che abbiamo seguito per anni, lungo l'iter che ne ha fatto una zona pedonale e lungo le polemiche per l'attività dei grossisti cinesi che ad oggi la ztl non ha di fatto eliminato. Arriva Expo, e in occasione della manifestazione ormai imminente la comunità asiatica del quartiere ha chiesto all'amministrazione di rendere visibile la propria presenza stabile in zona tramite l'installazione di due porte d'accesso all'inizio e alla fine della via, due archi tradizionali come ne esistono in altre città del mondo, da Londra a Buenos Aires tanto per intenderci. |
Inoltre una scelta simile, dicono, "Acuisce, anziché facilitare, i problemi di integrazione fra comunità, vanificando gli sforzi per fare del quartiere un incrocio di culture diverse;
contribuisce a confermare quella deriva verso un quartiere “etnia” ove sembrano vigere leggi e ordinamenti diversi; scoraggia ogni altro insediamento commerciale che non appartenga alla solita filiera cinese (fra l'altro di modesta qualità), rendendo più difficile recuperare per la via la funzione di asse commerciale tra i prioritari della città, e ricostruire attorno ad esso nuovi tessuti socio economici come auspicato dal DUC Sarpi; richiama, come tutte le porte, il senso di “chiusura” in un periodo in cui invece è sempre più necessario aprire e includere, in sintonia con i principi base dell'EXPO; contrasta con gli obiettivi del “Patto per Expo 2015” che mira a promuovere il “Made in Italy” attraverso prodotti locali e artigianato tradizionale, con particolare attenzione alle botteghe storiche, di cui un buon numero sono presenti proprio sulla via Sarpi". Insomma le motivazioni del rifiuto sono parecchie, e intorno alle porte cinesi sembra profilarsi l'ennesimo scontro tra le due anime del quartiere. "Credo siano molto condivisibili le motivazioni: la vivibilità di un quartiere non si misura solo sul commercio specie se all'ingrosso, e in piena era di globalizzazione è un nonsense codificare un quartiere in una maniera univoca sovrapponendosi a tutte le diverse sfaccettature che lo rendono prezioso" dichiara Pierfranco Lionetto dell'Associazione Vivisarpi. Non è chiaro se le due porte sarebbero temporanee, per la durata dell'esposizione, oppure definitive, poiché di fatto ad oggi non è stato presentato un progetto definitivo da sottoporre al vaglio dell'assessorato, conditio sine qua non, secondo l'assessore al Commercio Franco D'alfonso, per poter avviare un iter di consultazione. E anche per il progetto alternativo proposto da ViviSarpi (arricchire il verde delle aiuole con la presenza di decorazioni e alberi da frutta per riavvicinare il quartiere alla sua origine di Borgo degli Ortolani (Borg di Scigolatt) e al tema di Expo «nutrire il pianeta») si rende necessaria la presentazione di un piano ufficiale.
A.P.