Il Tribunale rassegna le case promesse ai rom e Palazzo Marino risponde con la propaganda

La ridda di dichiarazioni provenienti dalla maggioranza subito dopo la sentenza del Tribunale di Milano non fanno che acuire un senso di disagio –è pur sempre Natale e quindi la bontà prende anche la via dell’eufemismo– nei confronti di un’Amministrazione cittadina che sconfessa se stessa e fa carta straccia di accordi ufficiali che ha sottoscritto.
La storia è nota: in un percorso di integrazione –l’unica strada possibile se si vuole uscire dalla logica dell’emergenza e dalla vergogna dei campi– promosso dalla Casa della carità vennero individuati venticinque alloggi di edilizia popolare da assegnare a venticinque famiglie di nomadi, l’accordo fu sottoscritto dal Comune di Milano che non mise a disposizione attici nel quadrilatero della moda, ma appartamenti attualmente inagibili e troppo piccoli per essere assegnati.
Gli appartamenti in questione vanno infatti completamente ristrutturati e le spese non saranno a carico del Comune.
Eppure, nemmeno questo è bastato a dissipare la cortina fumogena della propaganda. Dopo aver disatteso nei mesi scorsi i propri stessi impegni su pressione della Lega, Palazzo Marino, non appena pronunciata la sentenza che ha semplicemente sancito che quanto era stato deciso non poteva essere disatteso, ha dato il via ad una serie di dichiarazioni surreali.
Ma c’è qualcosa di ancor più grave di non rispettare gli accordi sottoscritti: continuare ad utilizzare come rendita politica la presenza dei rom e la loro situazione. Negare la possibilità di un percorso d’integrazione che passa per impegni precisi sia da parte dei nomadi che da parte del Comune e perseverare a utilizzare i rom come spettro che s’aggira per gli interstizi della città significa continuare a tenere sul conto corrente della propaganda a buon mercato un capitale di consenso che frutta solo se il problema rimane irrisolto.
Beniamino Piantieri