File, folla, selfie e gadget, cosa rimarrà del senso di Expo?
Ammettiamolo subito, il successo...di pubblico è innegabile: camminare per Corso Buenos Aires in un sabato pomeriggio di dicembre è assai più facile che percorrere il decumano di Expo in una qualsiasi mattina feriale di questi ultimi giorni di Esposizione universale. Districarsi tra la folla dello shopping natalizio è nulla in confronto alla fiumana di scolaresche, comitive, gruppi multilingue che si scattano selfie davanti a code che avvolgono quasi ogni padiglione. |
No coda, no Expo è il coro implicito e masochisticamente soddisfatto della fiumana di chi più che alla sfida di come nutrire il pianeta nei prossimi decenni deve più prosaicamente affrontare quella di come nutrire se stesso prima che il calo glicemico lo assalga mentre è in fila per una piadina o uno zighinì.
Basta esserci, sembrano dire i serpentoni aggrovigliati attorno a qualsiasi padiglione; persino nei cluster -le aree tematiche del riso, del caffè, del cacao, dei cereali- snobbati all'inizio, adesso è difficile entrare. E come chi visita una città a bordo di un pullman granturismo certificherà il proprio giro del mondo facendosi scattare una foto ricordo all'esterno dei tanti padiglioni che non riuscirà a visitare.
I più fortunati nell'intera giornata riusciranno a vedere quattro, forse cinque padiglioni, a patto che rinuncino alle superstar come Palazzo Italia, Giappone, Emirati e Kazakistan.
Eppure l'impressione è che l'andirivieni della folla si riversi sul chilometro quadrato di Expo proprio per partecipare ad una sorta di rito collettivo.
"Nutrire il pianeta, energia per la vita", cioè lo slogan e quello che avrebbe dovuto essere il senso di Expo, è relegato su uno sfondo indistinto: l'atmosfera, infatti, è indistinguibile da quella che si potrebbe respirare a Disneyland (con la differenza che lì pagando il biglietto godi di tutte le attrazioni) o ad un magaconcerto rock.
Se Expo aveva un fine era quello di raccogliere le idee e le pratiche migliori per affrontare la più importante sfida del XXI secolo ma, basta ascoltare la voci di chi per ore attende di entrare in un qualsiasi padiglione, che la logica dell'evento ha sommerso qualsiasi altro messaggio.
B. P.