La bicicletta nel cinema e nella musica

E’ il Bicycle Film Festival, il Festival più itinerante al mondo, che della mobilità ha fatto la sua bandiera e che dal 26 al 30 Novembre torna a Milano presso la sala del Cinema Mexico. Tanto per capire da dove salta fuori, il Bff è nato sette anni fa all’Anthology Film Archive, fucina dell’avanguardia cinematografica newyorchese, ed è diretto da Brendt Barbur, che da anni raccoglie e produce film a tema bici. Il ritorno a Milano di questa kermesse tematica sulle due ruote e l’imminente (?) arrivo del bike sharing in città offre lo spunto per fornire qualche suggestione artistica su un mezzo di trasporto che è anche un oggetto d’arte e di ispirazione artistica anche in ambito musicale e cinematografico.
Vale lo stesso per l’eco del Professor Casamandrei (“Con quattro pedalate, li ripiglio tutti!”) in Totò al giro d’Italia (1948), film al quale parteciparono moltissimi campioni come Fausto Coppi, Gino Bartali, Louison Bobet, Ferdy Kubler e Fiorenzo Magni. Anche se non protagonista, indimenticabile la bici di Anthony Quinn in una scena La Strada (1954) di Federico Fellini, la Bianchi di colore rosso ne Il prete bello (1989) di Mazzacurati (tratto dall'omonimo romanzo di Goffredo Parise), o in tempi più vicini a noi, quella di Troisi ne Il postino (1994). Entrata in qualche modo nell’immaginario cinematografico collettivo anche la bicicletta della Monella (1997) di Tinto Brass.
Anche oltre i confini italiani la bicicletta è spesso protagonista, dal celeberrimo Giorno di festa (1947) del ‘poeta in bici’ Jacques Tati al recente Appuntamento a Belleville, film d’animazione del 2003.
L’elenco dei film in cui la bicicletta compare come silenziosa comprimaria in alcune scene sarebbe lunghissimo, così come è lunga la ‘storia’ della bici nella musica.
Sul versante italiano, impossibile non citare le molte canzoni dedicate a nomi famosi del ciclismo, dai due ragazzi del borgo cresciuti troppo in fretta/ con un’unica passione per la bicicletta de Il bandito e il campione di Francesco De Gregori a Bartali di Paolo Conte, che proprio all’oggetto bicicletta ha dedicato un pezzo del suo ultimo album (Silenziosa velocità). E ancora Coppi di Gino Paoli, Gimondi e il campione di Ruggeri fino a Cocciante che passeggiava in bicicletta accanto a te e pedalava senza fretta la domenica mattina. Poi il capolavoro, sempre di Conte, Diavolo Rosso (dedicata a Gerbi) e Le biciclette bianche di Caterina Caselli 1967, su testo di Francesco Guccini, ispirata al movimento olandese dei “provos”, una variante europea degli hippy californiani, che coltivavano un’utopia di mondo nuovo, nel quale la tecnologia sarebbe stata azzerata e i mezzi di comunicazione sostituiti da biciclette bianche, date gratuitamente a tutti.
Oltreoceano, una curiosità è l’esibizione di Frank Zappa allo show di Steve Allen, il 14 marzo 1963, quando sostenuto da un’orchestra jazz di sottofondo, “suonò” una bicicletta (una Schwinn presa in prestito dalla sorella Candy) soffiando nel manubrio, facendo girare i pedali e pizzicando i raggi come un’arpa o suonandoli con un archetto. La cosa divertente è che Zappa aveva chiesto più volte di partecipare allo show presentandosi con le sue composizioni jazz, ma solo quando propose di eseguire Cyclophony mostrarono un certo interesse.
Infine, Bicycle Race dei Queen (“I want to ride my bycicle/I want to ride my bike”), Bike dei Pink Floyd, nell’album d'esordio The piper at the gates of dawn, 1967, Broken bicycles di Tom Waits e Bicycle song dei Red Hot Chili Peppers.
Una bici non si ama/
si lubrifica, si modifica/
si declama
come una poesia
per volare via
(Silenziosa Velocità, P.Conte)
A.P.