Non si scioglie il nodo-moschea, contro lo stop al bando il Caim fa ricorso ma il Comune difende le proprie scelte
Non c'è pace sulla lunga strada che porta verso la moschea, e più in generale, verso i nuovi luoghi di culto, quelli che ci saranno, quelli che dovrebbero esserci. Una strada che continua ad apparire tortuosa, e disseminata di stop e ripartente, con relative polemiche. Lo scorso luglio il Comune era stato costretto ad adeguarsi alla legge regionale e aveva annullato il bando sui luoghi di culto risalente a fine 2014. L'ultimo atto è andato in scena ieri, quando il Caim, tramite il suo coordinatore Davide Piccardo ha annunciato di aver presentato un ricorso al Tar per impugnare la decisione dell'amministrazione comunale: "Noi oggi siamo qui per dire che non riteniamo concluso questo percorso e nei giorni scorsi abbiamo presentato un ricorso al Tar con cui impugniamo la revoca di questo bando e contestiamo anche la costituzionalità della legge regionale che il Comune ha utilizzato come motivo per revocare il bando a danno delle associazioni che avevano vinto". E ha rincarato: "Ci piace definire Milano come la capitale dei diritti, ma questo non può dirsi finché la libertà di culto non sarà un diritto reso effettivo". |
L'obiettivo del ricorso non sono i soldi, ovvero un potenziale risarcimento economico, ma naturalmente l'affermazione di una questione di principio: "Il comune deve fare una scelta: difendere la legge regionale o difendere i diritti delle comunità religiose" ha affermato secco Piccardo. E continua spiegando che quella che si è aperta con la revoca del precedente bando è una "frattura" che "se non verrà sanata adeguatamente passerà l'idea che ci si può prendere impegni nei confronti della comunità e poi tradirli non ci sono garanzie per le azioni future".
Il riferimento è al nuovo percorso che il Comune ha avviato chiedendo alle associazioni religiose di presentare delle manifestazioni di interesse per la costruzione di nuovi luoghi di culto, una chiamata a cui il Caim ha comunque risposto con alcune sue associate perché "l'atteggiamento nei confronti dell'amministrazione non è di chiusura".
E dal Comune è arrivata l'immediata replica: “Prendiamo atto della scelta del Caim di ricorrere al Tar contro la sospensione del bando per l’assegnazione di aree destinate alla realizzazione di nuovi luoghi di culto approvato dalla giunta precedente" hanno dichiarato il vicesindaco con delega ai Rapporti con le Comunità religiose Anna Scavuzzo e l’assessore all’Urbanistica Pierfrancesco Maran. "Non possiamo però che ribadire le ragioni che ci hanno portato a quella decisione. Il Comune di Milano vuole garantire una risposta alla necessità di luoghi adeguati per la preghiera e per l’incontro nei tempi più brevi possibili, ma con modalità che siano certe e inoppugnabili. Per questo l’Amministrazione ha avviato il percorso di redazione del Piano per le Attrezzature Religiose imposto da Regione Lombardia: l’ampia partecipazione delle diverse comunità alla prima fase di consultazioni ci dimostra che siamo sulla strada giusta”.
Neanche a dirlo, la risposta del presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni è di tutt'altro tono: "Se serve, noi siamo pronti ad inasprire la nostra norma, visto che funziona bene".