Il prossimo sabato 4 maggio a Milano tutti in piazza per chiedere città a misura di trasporto sostenibile

Una priorità, in un Paese in cui l’indice di motorizzazione privata è il maggiore in Europa, con il 61% rispetto alla media europea del 46%, ma dove il 60% degli spostamenti quotidiani degli italiani non supera i 5 km, e ogni automobile circola mediamente per sole 2 ore al giorno rimanendo ferma da qualche parte nelle restanti 22 ore. Lo scopo è chiedere finalmente di rivedere il sistema di assegnazione delle risorse pubbliche molto più sbilanciate verso le cosiddette grandi opere piuttosto che verso la mobilità ciclopedonale e il trasporto collettivo; un obiettivo condiviso anche da FIAB, che aderisce alla manifestazione e secondi cui “occorre mettere al centro anche il rilancio del trasporto integrato bici e treno”.
Un obiettivo che verrà perseguito anche a mezzo di una petizione popolare, che verrà lanciata a partire dal 5 maggio, con lo scopo di raccogliere un milione di firme a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare per la revisione dei criteri di assegnazione delle risorse. Qualcosa di simile era già stato chiesto da FIAB in passato, ovvero che il 3% dei finanziamenti pubblici destinati alle infrastrutture fosse destinato alla mobilità ciclistica.
Una massa critica che che vuole ridefinire il concetto di mobilità, costruendo "un paradigma di gestione dei flussi che ridefinisce i criteri di efficienza e le priorità, assegnando un peso maggiore a indicatori come la sicurezza, la salute delle persone, la vivibilità delle strade, l'equità sociale, la salvaguardia del territorio".
Qualche dato a supporto: per soddisfare la domanda di mobilità del 2,8% delle persone e delle merci (è questa la quota di spostamenti quotidiani superiori ai 50 chilometri) si impegna il 75% dei fondi pubblici destinati alle infrastrutture del settore, mentre all’insieme degli interventi per le aree urbane e per il pendolarismo (dove si muove il 97,2% della popolazione) lo Stato destina solo il 25% delle risorse, puntando spesso e ancora una volta su nuove strade, tangenziali e circonvallazioni piuttosto che sul trasporto collettivo o su quello non motorizzato.
Per questo la #MobilitàNuova “si propone di avviare una trasformazione e una rigenerazione della società che va molto al di là della semplice trasformazione degli stili di mobilità individuale e punta a un deciso ridimensionamento del binomio auto+altavelocità”, nell’idea di costruire un sistema che ruoti “attorno a quattro perni – l’uso delle gambe; l’uso delle bici; l’uso del trasporto pubblico locale e della rete ferroviaria; l’uso occasionale dell’auto privata”.
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A.P.