
Gli ingressi continuano a vomitare passi affrettati. Nell'atrio al termine del lungo corridoio che arriva dalla linea rossa Quattro ragazzini rom suonano due violini e due fisarmoniche. Ci mettono impegno e si sente. La riuscita è indubbiamente migliore della media delle improbabili musiche solitamente estorte a strumenti scordati nei vagoni del metrò.
La trattativa va avanti per qualche minuto. L'esito è scontato.
Gli occhi dei viaggiatori alla fine della giornata di lavoro sono ancor più insofferenti che al mattino. I Rom nelle ultime settimane sono diventati un'emergenza anche per la Metropolitana milanese: addetti alla vigilanza e controllori hanno intensificato la sorveglianza. Chi viene colto a suonare e mendicare viene quanto meno obbligato a smettere sia nelle stazioni sia sui vagoni.
Alle 19 e tre minuti nell'atrio della banchina della stazione Duomo della linea 3 i quattro ragazzini rom non ci sono più.
Il controllore ha fatto il proprio dovere e incede con passo sicuro verso il treno in arrivo. Passa accanto ad una giovane donna più che presumibilmente cinese. È appoggiata ad una parete dell'atrio; ai suoi piedi, messi in file ordinate su teli, macchinine di plastica, pupazzetti e altri gadget difficilmente identificabili. Prezzo unico scritto a pennarello su un cartone: 3 euro.
Il controllore passa oltre senza degnarla di uno sguardo. Non è una Rom, né un tedoforo che porta la fiaccola olimpica verso Pechino.
Si tratta solo di piccolo commercio abusivo.
B.P.