Fino al 15 dicembre allo Spazio Oberdan una rassegna curata da Slow Food che mette la cucina sul grande schermo

Truffaut, Il cinema secondo Hitchcock
Il cinema come veicolo della tradizione culinaria, il cinema come portatore di immagini del ‘gusto’, il cinema che usa la cucina come metafora per spiegare se stesso. Il cinema è pieno, fin dai suoi esordi, di immagini a tema eno-gastronomico, tanto che sarebbe difficile farne un elenco esauriente.
Basta ripensare ai pranzi che sono parte integrante delle scene di molti film, ma anche a tutte quelle pellicole in cui le vivande sono le protagoniste assolute: da La grande abbuffata a Delicatessen, da Il pranzo di Babette a Ratatouille.
Cinema e cibo è tutto in “Milanocinemaslow”, la rassegna realizzata da Provincia di Milano, Slow Food Lombardia e Fondazione Cineteca Italiana, che torna fino al 15 dicembre allo Spazio Oberdan di Milano. Film, corti e documentari sul cibo e sulla produzione agroalimentare, con l’idea di evidenziare e valorizzare gli aspetti del vivere slow: tempi biologici contro ritmi forsennati di una vita frenetica, la ricerca di momenti di pausa, di riflessione, per stare con se stessi, con i propri pensieri e sentimenti.
Quest’anno il percorso di MilanoCinema Slow è dedicato alla terra, alle tradizioni, alle radici, a quel rapporto originario e atavico con l’agricoltura. Il programma ha diversi sapori: dai toni documentaristici e paradossalmente inquietanti di Fast Food Nation alle atmosfere nordiche di Kitchen Stories alla storia cruda di Sonetàula, mentre alle proiezioni si alternano degustazioni di vario tipo, dal sushi ai prodotti lucani.
Cinema, cibo e non solo: anche concerti, reading, cabaret e appuntamenti per i bambini presso il Museo del Cinema con giocosi laboratori-degustazione.
Un modo per gettare uno sguardo sul rapporto tra l’uomo e il cibo attraverso l'obiettivo della macchina da presa, ma anche attraverso la convivialità: il piacere del cibo e il godimento di un film.
A. P.