Una ricerca sulla Milano bifronte. Una città in perenne mutamento, che non riesce a ritrovare una propria vocazione tra nuovi dualismi e vulnerabilità

Una copertina che mostra due volti di Milano, la città ricca, quella del design e della moda, quella forse più nota all’esterno; e quella più segnata da un generale impoverimento anche del ceto medio, sede di tensioni sociali e di cambiamenti sostanziali.
Ne emerge una città segnata dal dualismo sociale ed economico, caratterizzata dalla precarietà lavorativa e dalla separazione sempre più netta tra i gruppi professionali e sociali inseriti e quelli che restano invece ai margini della dinamiche dello sviluppo e della competitività urbana, creando una scissione tra i due termini del binomio “sviluppo e coesione sociale”.
Certo questa è solo una possibile interpretazione dei dati, e in quanto tale non offre uno sguardo certo, del resto impossibile, sul futuro della città, ma l’analisi su cui si fondano le conclusioni interpretative ha certo il merito di sollevare il dibattito, aiutando, dati alla mano, a porre le domande, “nella consapevolezza che lo sviluppo e la competitività economica di Milano dipendano in modo sempre più determinante dalla qualità dell’abitarvi e dal suo grado di coesione sociale”.
Nel corso della presentazione, alcune critiche sono state mosse al testo, rimproverato di un eccessivo buonismo, a cui Rossana Torri, una delle curatrici del volume, risponde così: “C’è forse un problema diffuso e legato all’interpretazione dei dati relativi all’ambito sociale, rispetto ai quali si tende ad assumere un atteggiamento alto, alto rispetto alla lettura dei problemi. La cautela rispetto a dati forti è legata al fatto che questi dati ancora non ci parlano di traiettorie, ci si scontra contro un problema del dato che rende difficile interpretare dinamicamente le cose. Questo può forse aver generato un’impressione di buonismo che è stata riscontrata nel libro”.
Antiniska Pozzi