La città e l'integrazione, viste dal cortile di una casa di ringhiera tra via Padova e Crescenzago

Si chiama la Corte d'America ed è una delle case di ringhiera più vecchie di Milano: (...)
Alle porte di Crescenzago c’è la Corte d’America, un appellativo che forse deriva dal fatto che all’inizio del secolo scorso era luogo di transizione per coloro che vi abitavano in attesa di fare i documenti per l'America, e che poi da lì partivano (di fronte alla casa c'era la fermata del tram che portava alla Stazione Centrale), diretti al porto di Genova e da lì in America.
Su questo luogo le cui mura hanno visto passare migliaia di uomini e di storie, l'associazione culturale Villa Pallavicini ha prodotto un documentario, nell'ambito del progetto Rane Volanti finanziato dalla Fondazione Cariplo e diretto da Francesco Cannito e Lemnaouer Ahmine che, partendo da un’idea di Emanuela Manni, hanno raccolto le storie degli italiani, che in questa corte ci sono nati e hanno vissuto per decenni, e quelle dei nuovi inquilini, ora quasi tutti egiziani.
Alle riprese hanno collaborato numerosi abitanti del quartiere italiani e stranieri, desiderosi di mostrare al mondo quanto sia complicato il processo d’integrazione ma anche quanto sia importante sentirsi una famiglia, perché la corte crea naturalmente legami fra le persone che la abitano.
"Questo caseggiato è il simbolo dell'immigrazione a Milano” spiega Francesco Cannito “e ci permette di capire quanto l'integrazione sia difficile e dolorosa".
Nel documentario emergono le case, case di ringhiera che risalgono agli anni 50 e che da allora sono rimaste immutate, mai una ristrutturazione, con tutto quell che ne consegue in termini di sicurezza, abitabilità, igiene.
Ma emerge anche la nostalgia di quegli italiani che l’hanno abitata in passato, quando “i bambini che facevano il bagno nel Naviglio o disputavano interminabili partite di calcio nel cortile”. Come nelle parole della signora Giancarla, che racconta: "In quella casa sono nata e ci ho vissuto per 65 anni. Della Corte d'America ho amato anche i sassi. Quando sento che qualcuno ne parla male mi sale la pressione".
Se ne “parla male” così come si parla male di altri luoghi della città in cui certe dinamiche sociali hanno preso il sopravvento senza che nessuno le governasse, laddove l’immigrazione è divenuta un’occasione di sfruttamento, dove si ritrovano a vivere persone senza permesso di soggiorno, con lavori in nero e malpagati, a cui si subaffitta illegalmente un monolocale di 30 metri quadri condiviso da 5 o 6 persone.
E tra un controllo e l’altro delle forze dell’ordine, la “Corte d’America” è ancora lì, con i suoi muri scrostati e le sue voci da lontano.
Per sentirle più da vicino e conoscerne i protagonisti, l’occasione è lunedì 21 gennaio, quando il documentario verrà proiettato presso il Negozio Civico Chiamamilano.
Alla serata interverranno i registi, e Pier Paolo Pinardi, del Comitato Vivere in Zona 2
"InZona Cinema" lunedì 21 gennaio ore 20.30, "La Curt de l'America" di Francesco Cannito e Lemnaouer Ahmine, Milano, 2012 (52').
Questo è il quarto appuntamento di InZona Cinema, rassegna cinedocumentaristica organizzata dall’associazione Chiamamilano, che presenta un film al mese (accompagnato dai racconti dei registi e dei cittadini coinvolti) nell’intento di raccontare Milano e le sue trasformazioni, partendo dal territorio e da quelle zone che sono più emblematiche del cambiamento urbanistico, sociale e culturale.
A.Pozzi