Dal 24 al 28 gennaio al Piccolo Teatro Studio va in scena la storia della deportazione nei lager di 570 lavoratori delle fabbriche a nord di Milano
Uno spettacolo bello e importante, come lo sono tutti quelli che raccontano storie che sembrano lontane e invece sono molto vicine a noi, nel tempo e nello spazio. Storie capaci di tramandare la Storia, di farla conoscere a quelli che non la sanno o a quelli che l’hanno dimenticata. Al Piccolo Teatro Studio Melato, dal 24 al 28 gennaio prossimi va in scena Matilde e il tram per San Vittore, una produzione Teatro della Cooperativa con il sostegno di ANED, tratta dal libro di Giuseppe Valota Dalla fabbrica ai lager, per la regia di Renato Sarti, che ha curato anche la drammaturgia. La storia che vi si racconta “è semplice, umana e troppo poco nota: la deportazione nei lager dei lavoratori delle fabbriche dell’area nord di Milano”. A causa degli scioperi che, a partire dal 1943 paralizzarono i grandi stabilimenti del Milanese – gli unici sotto Mussolini, i più grandi in Europa − le case operaie di Sesto San Giovanni, Milano, Cinisello e dei comuni limitrofi furono teatro di retate spietate. Centinaia di uomini furono sottratti ai propri affetti, costretti a vestirsi rapidamente per poi sparire. Scene che rimasero indelebili negli occhi di madri, mogli e figli. Cinquecentosettanta furono le persone deportate, più della metà non fece ritorno e per i sopravvissuti, e per i loro familiari, la vita non fu più la stessa. |
“Viviamo tempi veramente bui. Oltraggiare il ricordo di Anna Frank, magnificare la strage di Marzabotto e far rientrare la salma di Vittorio Emanuele III, il re che firmò le leggi razziali, non sono fatti marginali ma le punte di un iceberg grande e inquietante” dice Renato Sarti. “In tutto il mondo assistiamo al risorgere di pericolosi populismi, che fanno leva sugli istinti più beceri e viscerali, sulla xenofobia, sul razzismo e sulla paura dello straniero. Molti vorrebbero portare indietro le lancette della storia e in questa partita giocata contro l’oblio − lo sport nazionale più praticato − il Teatro della Cooperativa si schiera in modo inequivocabile per fare, come ha sempre fatto, la sua parte. E il modo migliore mi è sembrato quello di partire dalle donne, perché fin dalle tragedie greche (da “I sette a Tebe”, a “Le troiane”) la loro voce è quella che meglio di ogni altra riesce a rievocare l’orrore della guerra, che sempre nuovo si ripete”.
Lo spettacolo ha il patrocinio di ANPI, Istituto Nazionale Ferruccio Parri e ISEC e dei Comuni di Albiate, Bresso, Cinisello Balsamo, Monza e Muggiò; ed è sostenuto nell’ambito di NEXT ed. 2017/2018 – Regione Lombardia.