Dovrebbero ripartire in autunno i lavori per il contestatissimo parcheggio alla Darsena

E’ l’infinita vicenda, tutt’altro che favolosa, del mega parcheggio della Darsena, nel cuore dei Navigli. Il nuovo progetto è stato inviato al Comune e a settembre i cantieri dovrebbero partire. Il condizionale è d’obbligo: siamo abituati fin dal 2004, anno in cui venne stipulata la convenzione tra la Giunta Albertini e Darsena Spa, ai continui slittamenti di quello che l’Assessore allo Sviluppo del Territorio Carlo Masseroli appena tre mesi fa definiva “un progetto che ha dato e sta dando parecchi problemi, che costerebbe troppi soldi”.
Un progetto arenato ma non archiviato, nonostante le battaglie dei residenti, contrari oltre che allo scempio paesaggistico, all’incremento del traffico serale e dell’inquinamento che un parcheggio di 1016 posti comporterebbe (713 a rotazione e 303 per gli abitanti della zona) e nonostante i ritrovamenti archeologici della Soprintendenza.
“Di parole ne ho sentite abbastanza -ha detto l’Assessore ai Lavori Pubblici Bruno Simini- ora vogliamo la realizzazione”.
Un po’ lo stesso discorso fatto di recente di fronte ai comitati del parcheggio di Piazza XV aprile.
Il concetto è lo stesso: non è colpa dell’attuale amministrazione se il Piano Parcheggi di Albertini ha stabilito la realizzazione di due progetti assurdi; non è compito dell’attuale amministrazione assicurare che i lavori partiranno immediatamente essendo i lavori affidati a privati.
Potere dell’amministrazione sarebbe quello di chiudere un capitolo che sta letteralmente degradando una delle zone più caratteristiche della città.
Ma il messaggio è chiaro: indietro non si torna, ci sono troppi interessi in ballo.
Quelli del Comune in primis, che dovrebbero, questo è chiaro, risarcire i privati in caso di rescissione della convenzione.
Troppo rischioso, sia dal punto di vista economico che di immagine, pensare di cancellare con un colpo di spugna il progetto e riconsegnare ai cittadini una Darsena vivibile e rispettata.
Il coraggio, direbbe Don Abbondio, se uno non ce l’ha non se lo può dare.
Giulia Cusumano