Fino al 2 luglio una mostra curata da Guy Cogeval, storico presidente del Musée d’Orsay, racconta il percorso artistico di Édouard Manet
Apre al pubblico domani una delle mostre di punta di questo 2017: al piano nobile di Palazzo Reale sarà possibile ammirare un centinaio di opere provenienti dalla prestigiosa collezione del Musée d’Orsay di Parigi. La mostra, che resta allestita fino al 2 luglio prossimo, si intitola “Manet e la Parigi moderna”, e intende raccontare il percorso artistico di Édouard Manet (1832-1883). Circa un centinaio di opere, tra cui 54 dipinti – di cui 16 capolavori di Manet e 40 di grandi maestri contemporanei, tra cui Boldini, Cézanne, Degas, Fantin-Latour, Gauguin, Monet, Berthe Morisot, Renoir, Signac, Tissot. E ancora disegni e acquarelli di Manet, disegni degli altri artisti, maquettes e sculture. Chi è Manet? Per chi non lo conosce, o lo conosce poco, la mostra è una bella occasione per scoprirne l'importanza all'interno della storia dell'arte europea: iniziatore di una nuova pittura, Manet scopre la “meravigliosa” modernità in una Parigi in piena trasformazione, una città che era abituato a girare quotidianamente a piedi in lungo e in largo, da osservatore appassionato del suo tempo. Sulla scia di Baudelaire, si afferma come un “pittore della vita moderna” e sceglie di affrontare temi nuovi che osserva per la strada, al Teatro dell’Opera, nei bar e nei “caffè-concerto”. Vari sono i generi cui l’artista si dedicò: il ritratto, la natura morta, il paesaggio, le donne, Parigi, sua città amatissima, rivoluzionata a metà Ottocento dal nuovo assetto urbanistico attuato dal barone Haussmann e caratterizzata da un nuovo modo di vivere nelle strade, nelle stazioni, nelle Esposizioni universali, nella miriadi di nuovi edifici che ne cambiarono il volto e l’anima. |
L'esposizione è suddivisa in dieci sezioni tematiche: Manet e la sua cerchia (Manet per tutta la vita coltiverà grandi rapporti d’amicizia con poeti e letterati come Charles Baudelaire, con cui sviluppa un profondo legame; Emile Zola, che prenderà da subito posizione difendendolo strenuamente dai rifiuti del Salon; Stéphane Mallarmé, che frequenta il suo atelier discutendo animatamente di pittura e poesia e in numerosi articoli lo elogia come caposcuola e maestro dell’“atmosfera luminosa ed elegante”; la pittrice Berthe Morisot, che diventerà nel 1874 sua cognata sposando il fratello Eugène e sarà per molti anni sua intima amica, e altri celebri artisti come Degas, Monet, Renoir. La mostra parte dunque da intensi ritratti di Zola, Mallarmé e Morisot, realizzati da Manet tra il 1868 e il 1876, esposti accanto a quelli di altri pittori come Edgar Degas con “Ritratto degli incisori Desboutin e Lepic”, e Giovanni Boldini con “Henri Rochefort); Parigi città moderna (Manet è il più parigino dei pittori, vivrà e lavorerà sempre nei pressi della Gare Saint-Lazare, nella “nuova Parigi” che si va costruendo giorno dopo giorno sotto i suoi occhi. Per volere dell’imperatore Napoleone III vengono infatti realizzati interventi radicali che cambiano completamente il volto della città, rendendola la capitale europea per eccellenza. In questa sezione figurano opere di Paul Gauguin con “La Senna al Ponte Iéna. Tempo nevoso”, eccezionale dipinto se si pensa che l’artista dipingeva da solo quattro anni, influenzato dalla lezione realista di Courbet; di Claude Monet con “Le Tuileries”; di Paul Signac con “Strada di Gennevilliers”, una veduta della periferia settentrionale di Parigi. A queste opere si affiancano altre tele e numerosi disegni con progetti di edifici, chiese, stazioni che testimoniano l’effervescenza costruttiva della città nell’ultimo ventennio dell’Ottocento); Sulle rive (Sono qui esposte cinque sue vedute marine, tra cui spiccano le due tele “Chiaro di luna sul porto di Boulogne” e “La fuga di Rochefort”. Si possono inoltre ammirare “Pastorale” di Paul Cézanne, ispirato al celebre “Le déjeuner sur l’herbe” di Manet e “Argenteuil” di Claude Monet, che ritrae una delle mete preferite delle gite domenicali dei parigini, dove Monet soggiorna tra il 1872 e il 1877); Natura inanimata (In questa sezione sono esposti incantevoli dipinti floreali: due di Manet “Ramo di peonie bianche e cesoie”, specie molto in voga nell’Europa ottocentesca che Manet coltivava nel suo giardino di Gennevilliers, e “Fiori in un vaso di cristallo”, tra gli ultimi quadri dipinti da Manet che, ormai malato, si dedica alla pittura di piccole tele con frutti e fiori di cui coglie con intensità lo splendore e la vitalità, cui si aggiunge “L’asparago”, recapitato dallo stesso Manet al grande collezionista Charles Ephrussi come “aggiunta” ad un quadro con asparagi che era stato pagato troppo. A queste opere sono affiancate due splendide tele di Fantin-Latour e uno straordinario bouquet di Renoir); L’heure espagnole (Nel primo decennio della sua attività creativa, l’arte spagnola, insieme ai Tiziano e ai Rubens, esercita su Manet una forte influenza. Diffusa a Parigi sin dal 1830, ispira una moda che investe la letteratura, l’arte e il costume. Manet si reca inoltre in Spagna nel 1865 e studia spesso i dipinti spagnoli al Louvre, in particolare Velázquez, che considera “il pittore dei pittori”. Testimoniano questo ispanismo le vesti della ballerina Lola Melea, nota come “Lola di Valencia”, “Il combattimento di tori”, “Angelina”, “Il pifferaio”, immagine della mostra, rifiutato al Salon dello stesso anno per la radicalità del trattamento pittorico. I colori stesi qui con naturalezza per campiture piatte come “grandi macchie” e soprattutto l’assenza di prospettiva, assimilano il dipinto a una carta da gioco, che secondo Zola “buca semplicemente il muro”); Il volto nascosto di Parigi (in questa sezione è di scena la Parigi dei caffè, delle strade, delle persone meno abbienti, che fa da contraltare al lusso e all’opulenza della vita borghese, protagonista delle sezioni successive. Spicca qui uno dei capolavori di Manet “La cameriera della birreria”, insieme a due disegni di interni di caffè. Sono esposte in questa sezione “Ciò che si chiama vagabondaggio” di Alfred Stevens, che raffigura una povera donna arrestata con i suoi figli al cospetto di un operaio e di un’elegante passante e rappresenta l’insieme dei diversi gruppi sociali coesistenti in città, puntando il dito sulla sorte riservata agli esclusi dallo straordinario sviluppo economico e sociale del Secondo Impero. E “L’attesa” di Jean Béraud dove una elegante prostituta attende di adescare clandestinamente un cliente nel signorile quartiere dell’Étoile. Appartiene invece all’atmosfera mondana dei teatri e dei balli la bella tela carica di rosso “Scena di festa” di Giovanni Boldini, ritrattista della mondanità di Parigi, che qui rappresenta le Folies Bergère, caffè-teatro di varietà attivo dal 1869 sui grandi boulevard); L’Opéra (in questa sezione le opere sono dedicate al tempio dello spettacolo parigino: l’Opéra. Di Edgar Degas è esposto “Il foyer della danza al teatro dell’Opéra” dove andavano in scena le opere e i balletti più importanti. Di Henri Gervex si ammira “Il ballo dell’Opéra” che mette in scena uno scintillante carnevale. Accanto a queste tele sono presentati vari disegni, acquerelli e piccole sculture in gesso o bronzo rappresentanti progetti per la nuova Opéra e figure mitologiche); Parigi in festa (sfilano quadri di artisti che frequentano le serate di gala nei teatri parigini: da Jacques Joseph (detto James) Tissot con l’elegante “Il ballo” (1878 a Jean Béraud con “Una serata”, illustrazione di una affollata e mondanissima soirée; da Eva Gonzalès con “Un palco al Théâtre des Italiens”, a Berthe Morisot con “Giovane donna in tenuta da ballo”. Completano la sezione alcuni disegni di progetti per nuovi teatri, testimoni dell’incessante trasformazione della Parigi dell’epoca); L’universo femminile. In bianco… (sono qui presentati alcuni capolavori incentrati sulla figura femminile rappresentata nei suoi momenti intimi. Di Manet è esposta la splendida tela “La Lettura”, dove l’artista ritrae la moglie Suzanne Leenhoff e il figlio naturale della donna, e il celeberrimo “Il balcone”, che lascia perplessi pubblico e critica al Salon del 1869 anzitutto per la scelta dei colori accesi, ma soprattutto per la sconcertante assenza di un soggetto chiaramente definito. Accompagnano queste due opere emblematiche due splendide tele di Alfred Stevens: “La lettera di rottura” e “Il bagno”, unico nudo dell’artista belga a Parigi dal 1844, opera la cui attenzione ai dettagli destò l’ammirazione di Manet e “Le due sorelle“ di James Tissot, definita dal critico inglese Wentworth “il paradigma dell’aristocraticità e dell’eleganza sobria”); …e nero. La passante e il suo mistero (la sezione conclusiva della mostra dedicata alle donne nelle strade parigine ospita due magnifiche opere di Manet: la tela “Berthe Morisot con un mazzo di violette” e il “Ritratto di Nina de Callias”, a cui si raffrontano due celebri figure femminili di Renoir: “Madame Darras” e “Giovane donna con veletta”, dove l’artista rivela una straordinaria maestria nella resa del nero e nel catturare il fascino fugace di una passante).
Promossa e prodotta da Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e MondoMostre Skira, la mostra è curata da Guy Cogeval, storico presidente del Musée d’Orsay e dell’Orangerie di Parigi con le due curatrici del Museo Caroline Mathieu, curatore generale onorario e Isolde Pludermacher, capo-curatrice del dipartimento di pittura.
Orari:
• martedì, mercoledì, venerdì e domenica dalle ore 9,30 alle 19,30
• giovedì e sabato dalle ore 9.30 alle ore 22.30
• lunedì dalle 14,30 alle 19,30 Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura
Biglietti (audioguida inclusa): Intero € 12 Ridotto € 10
Infoline e prevendite: tel. 02/92800375
Info: www.palazzorealemilano.it, www.manetmilano.it