Quando il diritto del sangue annebbia la vista

Si può continuare a negare i numeri del presente e ancor più dell'immediato futuro che non solo dicono, ma certificano, che a Milano circa un quinto di coloro che diventeranno maggiorenni nel 2025 saranno figli di stranieri, ma nati e cresciuti qui e quindi cittadini italiani a tutti gli effetti?
Si può continuare a ignorare la realtà?
Se si è in cerca di pubblicità si può, anche a costo di mettere accanto ius soli e la tragedia di Niguarda, di confondere la critica politica e l'insofferenza -per utilizzare un eufemismo- nei confronti del primo ministro di colore della storia d'Italia, di arrivare alla sceneggiata del 21 maggio con lo scaltro Capogruppo leghista a Palazzo Marino che tenta di andare a stringere la mano al Ministro per l'integrazione.
Peccato che sembrasse più l'inviato di "Striscia la Notizia" che un autorevole rappresentante del Consiglio comunale.
Mancava solo il tapiro, ma l'effetto cercato -e puntualmente ottenuto- era lo stesso. Non è un caso che il desiderio di andare a stringere la mano al Ministro Kyenge sia divenuto incontenibile proprio mentre si svolgeva la cerimonia del riconoscimento di una simbolica cittadinanza italiana ai bambini figli di stranieri residenti a Milano.
Sicuramente soddisfatti dei titoli sui giornali e delle interviste su radio e televisioni, i nuovi, e sempre uguali, apostoli del "diritto del sangue" continueranno, gongolanti, a brancolare verso il futuro spacciando paure e vagheggiando purezze mai esistite.
Beniamino Piantieri