Confronto sull’housing sociale tra Milano e la capitale spagnola, che è avanti anni luce

Un faccia a faccia tra due grandi città europee sulla grande tematica dell’emergenza abitativa. Juan Josè de Gracia Ponzalo, coordinatore Generale “de Vivienda del Ayuntamiento de Madrid”, nel corso di un lucido e dettagliato discorso sulle politiche abitative del suo paese, ha snocciolato alcuni dati ed esposto le dinamiche legislative applicate.Tra il 2003 e il 2011 a Mardid verranno costruiti 68 mila nuovi appartamenti nell’ambito del progetto di edilizia residenziale pubblica. Circa la metà saranno realizzati con finanziamento pubblico. Questi alloggi saranno destinati a giovani, anziani, disabili, famiglie numerose, immigrati insomma, a quelle categorie di persone per cui l’accesso alle casa risulta problematico.
In Spagna, per legge, ogni 100 nuove case costruite ce ne devono essere 30 coperte da tutela sociale; a Madrid si arriva a 50.
In Spagna non esistono ghetti, si è ormai lontani dal binomio cui siamo abituati che accosta il concetto di casa popolare in zona periferica a quello di scarsa qualità.
In Spagna si costruisce anche in centro, vi si incoraggiano ad abitarvi famiglie e giovani, si cerca di arginare il fenomeno di ammassamento di immigrati in appartamenti fatiscenti offrendo loro alternative umane.
Il pubblico collabora con il provato da anni, in Spagna.
“Il governo di Mardid è di centro-destra -ha proseguito l’Architetto Salvador Arroto- a dimostrazione del fatto che la politica della casa è generale, va al dilà del colore politico”.
Poi è arrivato il turno dell’Assessore all’urbanistica Carlo Masseroli e i toni sono cambiati.
“A Milano non ci sono esempi virtuosi -ha ammesso l’Assessore- Tutto ciò che è sociale è di bassa qualità, ci sono ghetti esteticamente brutti in zone periferiche e non servite”.
Eppure l’Assessore è ottimista, promette in radicale cambiamento, in sintonia con le politiche già da anni operanti in Spagna.
Niente più ghetti, appartamenti a canone convenzionato anche oltre i 90 mq per le famiglie numerose, contrasto al mercato dell’affitto in nero attraverso proposte competitive, architetture degne di tale nome al posto degli squallidi casermoni, cooperazione tra pubblico e privato.
Sì, il progetto già c’è. Entro il 2015 a Milano arriveranno 3380 nuovi alloggi pubblici dislocati in 11 aree che il Comune metterà a disposizione gratuitamente dei privatiì e per cui la Regione finanzierà 30 milioni di euro.
In un paese in cui pubblico e privato difficilmente vanno a braccetto sembra quasi un miraggio pensare che sulla tematica della casa, uno dei maggiori nodi attorno al quale far ruotare i consensi, la politica sia disposta a mettersi parzialmente da parte.
Eppure sarà così. E’ questione di abitudine, prima o poi, forse, lo troveremo normale anche in Italia. Come lo è già da tempo in Spagna.
Giulia Cusumano