Il pirata della strada di via Padova è una donna italiana, ma fa meno notizia del suo fidanzato Rom

Per due settimane l’ennesima tragedia della strada registrata a Milano è stata condita da un solo elemento: la carcassa dell’auto, bruciata, fu rinvenuta il giorno dopo l’incidente nei pressi di un campo nomadi.
Nonostante l’indizio assai debole, il seme del sospetto era stato gettato su un terreno reso assai fertile da un’ormai interminabile campagna mediatica che vede nei nomadi l’alfa e l’omega del peggio che possa esserci nella società –ammesso che ne facciano parte–; la quintessenza dei barbari che temiamo alle porte e nei volti dei quali non vogliamo specchiarci.
Per due settimane in modo neppure tanto implicito il pregiudizio e il sospetto sono diventati una cosa sola.
Il 2 ottobre la svolta nelle indagini, come si usa dire nel gergo della cronaca nera. Al pirata della strada viene dato un nome e un volto: si tratta di un’italianissima pluripregiudicata ventiquattrenne che non ha mai preso la patente ma che era proprietaria dell’auto che ha ucciso in via Padova.
Il 3 ottobre la notizia dell’arresto della donna è data con minor rilievo rispetto a quella dell’investimento di due settimane prima. Nessun accenno nei titoli, nei sommari o negli occhielli all’italianità della donna, che però, come precisano i pochi articoli dedicati alla soluzione del caso, è fidanzata con un Rom. È evidente, in un modo o nell’altro, i nomadi c’entrano.
Così, per una di quelle coincidenze che spesso contribuiscono a dare forma allo zeitgeist che caratterizza l’informazione, i titoli principali della cronaca cittadina il 3 ottobre erano “Censimento rom: in 700 senza lavoro, vanno espulsi”, “Troppi romeni irregolari, intervenga il Prefetto”, “Al setaccio i campi nomadi, vanno espulsi 302 rom”, “Schedati gli zingari in 700 vanno espulsi”, “Campi, controlli a tappeto, 700 nomadi non in regola”, “Rom, censimento nei campi regolari: 302 identificati”, “In tre anni raddoppiati i romeni”.
Beniamino Piantieri