"Milano in contrasto", un libro che propone di prendere tempo e vivere la città, con gli occhi aperti, in modo libero e personale

Milano in contrasto è un po' di questo e un po' di quello, un genere ibrido e sicuramente non comodo; si articola in cinque sezioni che definiscono altrettante istanze, utili a situare in un certo atteggiamento un'estetica mai dichiarata, che gli autori invitano a sperimentare; così il lettore recupera strade e luoghi noti, viene stimolato a una ricerca personale, indotto ad aprirsi alla città e a riconquistare la proprietà comune dello spazio pubblico; si alternano così pensieri ricorrenti, abitudini e momenti, immagini e riflessioni condivise, troppo spesso taciute o solo esternate; dialoghi e silenzi, descrizioni e raccoglimenti; dalle diverse angolazioni viene proposta un'esperienza individuale dell'ambiente cittadino, momenti quotidiani attraverso cui dalle pause del movimento e dell'azione, dagli interstizi ricavati agli obblighi e alle richieste, dalle rotture degli automatismi e delle nevrosi collettive, emerge, in contrasto, la città e l'esigenza di un rapporto autentico con essa che tutti riconosciamo. Ma leggendo il libro si ha la sensazione confortante di essere sottoposti a una provocazione, benevola, che porta con sé un'istanza pre-politica, dai requisiti apparentemente minimi, ma sincera e impegnata: guadagnare tempo e proprietà di visione, consapevolezza di sé e di quello che ci circonda, per superare, ognuno a suo modo, le barriere che dissociano spazio pubblico e spazio privato. Ritrovare interesse per quello che accade e che possiamo guardare, il primo antidoto contro l'indifferenza e l'estraneità.
Fabio Davite