Anche i Comuni pagheranno la nuova IMU e i Sindaci si ribellano

Dietro il linguaggio felpato del confronto istituzionale che utilizza l'espressione "pressante invito" si legge l'insofferenza dei primi Cittadini di fronte ad un esecutivo "tecnico" che ha deciso di perseguire l'obiettivo dell'avanzo primario di cassa a colpi di strette fiscali. Ieri (21 marzo) a scendere nuovamente in campo sono stati i Sindaci delle aree metropolitane.
Infatti, il decreto non solo prevede che i comuni saranno obbligati a versare allo Stato il 50% del relativo gettito e, per l’altra metà, vedranno ridursi ulteriormente il Fondo sperimentale di riequilibrio, già oggetto di ripetuti tagli ma dovranno pagare allo Stato l’IMU sulle case popolari di loro proprietà; la stessa cosa dovranno fare i vari Istituti Case Popolari presenti nei Comuni italiani.
Oltre il danno, la beffa. Infatti, gli immobili di proprietà comunale erano ovviamente esenti dall'ICI -e dall'IMU così come previsto dal decreto legislativo sul federalismo fiscale- poiché il gettito dell'imposta era destinato ovviamente ai Comuni.
Il decreto legge 16/2012 prevede infatti che i Comuni divengano semplici esattori e che inoltre paghino allo stato per la propria quota di edilizia pubblica.
Un provvedimento inaccettabile, una sorta di federalismo paradossale che trasferisce risorse dalla periferia al centro, anzitutto per le grandi città che hanno un ingente patrimonio di edilizia residenziale e che non solo si troverebbero a subire i tagli, ma a dover pagare soprattutto se nel corso del tempo hanno maggiormente investito sulle politiche per la casa.
Ettore Pareti