A Milano è arrivato il servizio di biciclette "free floating", da prendere e lasciare pressoché ovunque, grazie a un'app
Lo avevano annunciato a metà giugno, e oggi è già realtà: a Milano è arrivato il bike sharing a «flusso libero», un modello già attivo e funzionante in altre città del mondo, da Shanghai a Berlino. Niente stalli nè stazioni, tutto passa attraverso lo smartphone: dalla localizzazione della bicicletta al pagamento. Saranno in tutto 12mila le bici a disposizione dei cittadini entro la fine dell’anno. Due gli operatori a gestire il servizio che il Comune, con il bando del giugno scorso, ha diviso in 3 lotti da 4mila bici ciascuno: Mobike avrà una flotta di 8mila mezzi (due i lotti aggiudicati) e Ofo una flotta di 4mila (1 lotto). Il servizio si attiva scaricando la app dedicata (sul sito www.mobike.com i link diretti per le varie tipologie di dispositivi). Una volta effettuato il download occorre inserire una carte di credito o di debito per lasciare un deposito forfettario rimborsabile di €1 oltre al piano selezionato. La singola corsa costa 30 centesimi di euro per ogni 30 minuti: la tariffazione inizia nel momento in cui la bicicletta viene sbloccata e il timer si resetta ogni volta che la bicicletta viene bloccata, mentre in caso di utilizzo inferiore ai 30 minuti è applicata la tariffa minima di 30 centesimi. |
Oltre 400 posti saranno poi dedicati esclusivamente alle bici in condivisione a flusso libero e saranno localizzati in tutta la città: da Corvetto a Certosa, da Garibaldi a Bisceglie, da Loreto a Crescenzago, da Cinque Giornate a Maciachini.
Non resta che prendere confidenza col nuovo servizio: chi lo ha provato lamenta una scarsa comodità dei mezzi (le biciclette arancio e grigio sono pesanti e hanno caratteristiche tecniche che le rendono poco confortevoli, ma è vero anche che sono concepite per spostamenti brevi) e qualcuno fa notare che l'app non è stata doverosamente contestualizzata per il mercato italiano (ogni tanto compare qualche scritta in cinese durante la registrazione, viene richiesto il numero telefonico invece che l'indirizzo mail - altro segno della matrice orientale della società che gestisce il servizio). Tuttavia l'idea sembra piacere, ed è in fase sperimentale: ci sarà modo di vedere come si evolverà il libero bike sharing e se avrà la stessa fortuna del BikeMi.