Mobilitazione nazionale contro il disegno di legge sulla sicurezza in arrivo in Parlamento che discrimina gli extracomunitari

Dalle restrizioni sui matrimoni misti e sui ricongiungimenti a quelle sui criteri di idoneità alloggiativi e sulle tutele dei rifugiati. Dagli aumenti esponenziali delle tasse per il permesso di soggiorno e per la richiesta di cittadinanza al carcere o alla multa fino a 2 mila euro per la mancata esibizione dei documenti. Dal permesso di soggiorno a punti all’obbligatorietà dei medici di denunciare gli immigrati irregolari che ricorrono alle cure ospedaliere.
Nel disegno di legge ci sono poi gli emendamenti che nei mesi successivi all’emanazione del “pacchetto sicurezza” hanno tenuto banco in Parlamento e ancor più nel dibattito pubblico: l’istituzione delle “classi ponte” per i bambini che ancora non sanno l’italiano e la moratoria sui flussi migratori, che bloccherebbe nel prossimo anno le frontiere ai lavoratori immigrati.
Sull’opportunità o meno di creare classi differenziate sono stati in molti dal mondo della scuola ad esprimere un giudizio negativo.
Sono quelli che ritengono che l’integrazione trovi terreno più fertile quando nasce dalla convivenza e dallo scambio tra culture diverse, non quando forzata da meccanismi discriminatori ed esclusivisti. Non è un caso, forse, che il Fondo Nazionale per l’integrazione sia passato da 100 milioni di euro a 5 milioni. In tempi di crisi economica emergono le vere priorità dello Stato, che con ogni evidenza non sono indirizzate allo sviluppo e al sostegno della società multiculturale in cui viviamo.
Per quanto riguarda il blocco dei flussi il governo non dovrebbe trascurare alcune questioni. Un esempio è il risultato del rapporto Ires e Fillea-Cgil presentato in settimana a Roma, da cui emerge come la vera “spina dorsale del sistema produttivo del settore delle costruzioni” siano i lavoratori stranieri, che oggi nel settore edile sono ben 289 mila. Il rapporto stima che per il prossimo anno il settore avrà bisogno di almeno 20 mila lavoratori. Considerando che su 100 operai circa 30 sono stranieri, bisognerà vedere se la crisi comporterà un’inversione di tendenza o se la domanda rischierà una contrazione dell’offerta. Stesso discorso vale per le badanti, la cui figura professionale è ricoperta quasi interamente da donne extracomunitarie.
Arriverà la sanatoria ad hoc preannunciata?
Oltre ad una programmazione intelligente degli ingressi nel 2009 in misura funzionale al mercato del lavoro, la Cgil chiede al Governo parità di diritti sul lavoro e nell’accesso alla scuola, sanità e stato sociale, riforma della cittadinanza e diritto di voto.
Misure per salvaguardare quei diritti universali che ancora una volta rischiano di essere calpestati da una politica miope e repressiva.
Giulia Cusumano