Quando la pubblicità è più avanti della politica

Del resto il marketing sa fare bene i conti e sa leggere i report demografici assai meglio di chi ha il compito di governare.
Infatti, se gli stranieri a Milano costituiscono ormai il 13% della popolazione residente, nel segmento che va da zero a quattordici anni essi sono il 19,55% e in quello tra zero e quattro anni sono oltre il 21%.
È quindi del tutto evidente che i figli degli immigrati –come tutti gli altri bambini– sono un target della pubblicità e i loro genitori un interlocutore prezioso per un nuovo segmento di mercato che si sta integrando sempre più nello spazio dei consumi.
I bambini ritratti nella pubblicità sono i consumatori di oggi e gli acquirenti di domani. Sempre più numerosi entrano nell’universo dei clienti insieme alle loro famiglie. Il marketing lo sa e la pubblicità lo mette bene in mostra, formato tre metri per due, nelle stazioni della metropolitana.
È la democrazia dei consumi!
Peccato che la democrazia tout court, quella senza aggettivi e che dovrebbe essere ben più attenta e sostanziale, quella che dovrebbe garantire diritti, integrazione e cittadinanza, sia ancora ferma ad un dibattito arcaico e stantio, incapace anche di proporre il benché minimo diritto di partecipazione.
Purtroppo, mentre i politici di turno sulle passerelle televisive strologano e strologheranno ancora su quanto l’immigrazione sia una minaccia o una risorsa per un Paese anziano e svogliato, non potrà essere il più grande investitore pubblicitario italiano a fare degli immigrati cittadini a tutti gli effetti, fuorché al supermercato.
Beniamino Piantieri